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La Sindrome di Paperino: meglio le regole o l’informazione?

Ieri  -  con il numero 1 - abbiamo iniziato una riflessione sulla libertà di vaccinarsi. Oggi proviamo a riflettere su regole, obblighi e informazione. 
La Sindrome di Paperino: meglio le regole o l’informazione?
Noi che siamo un po’ insofferenti abbiamo iniziato a preoccuparci dell’informazione
Continuavano a propinarci “Numeri”, privi di ogni significato e di utilità pratica, quando sarebbero serviti dei “Tassi”;  e - per aiutare a capire - sarebbero servite anche informazioni un po’ più specifiche. Bisogna dare atto 😃che il Ministro Speranza ha sollecitamente provveduto (!), ma i media hanno continuato per la loro strada.

E se guardiamo alla prevenzione, la scelta governativa, in Italia come in quasi tutti i Paesi europei, è stata quella di impartire regole da rispettare. Nei primi mesi questo approccio poteva forse essere accettabile, ma andando avanti ha mostrato tutti i suoi limiti.

Per un verso il numero di regole è cresciuto a dismisura e per altro verso nelle scelte si vedevano gli effetti della pressione delle lobbies. Ad esempio, vi ricordate i 2 metri di distanza minima? Facendo finta di niente, i 2 metri sono diventati 1 metro. Era cambiato il virus? No. Occorreva conciliare le diverse esigenze. Occorreva tutelare la salute, ma anche far funzionare la società. 
Abbiamo già scritto che anche tutelare il funzionamento della società significa tutelare la salute. L’epidemiologia oggi ci dimostra quello che già sapevamo: l’impoverimento uccide. Quindi era una scelta accettabile, ma andava spiegata.

E così, il primo risultato è stato un crollo del senso critico. Abbiamo visto professori che a fine agosto misuravano al centimetro la distanza tra i banchi; e non contenti usavano il pennarello per segnare sul pavimento la posizione dei banchi. .... quasi che seguire diligentemente il rito ci avrebbe salvati dall'epidemia....

Il secondo risultato è stato che le regole hanno cominciato ad andare in contraddizione tra di loro. E così i “peggio soggetti” hanno cominciato il tiro a bersaglio sul governo. E se qualcuno gioiva perché Conte "aveva ricevuto la sua dose", adesso con Draghi la situazione è ben peggiore. Intendiamoci, non siamo preoccupati per Conte o Draghi. Siamo preoccupati per il nostro futuro.

Potemmo dire che ha avuto il sopravvento un approccio paternalistico. Lo Stato (l’Autorità) dà le regole ed al popolo tocca rispettarle. In fin dei conti siamo andati avanti così per secoli; in un modo di analfabeti la Chiesa e lo Stato si sono spartiti i compiti. Ed in qualche modo, bene o male (per qualcuno) ha funzionato.

Ma da almeno 50 anni il mondo è cambiato. Larga parte della popolazione ha una discreta istruzione. E vuole capire. Questo non significa che si debba rinunciare alle regole. Ma devono essere poche, semplici, essenziali. Per il resto serve che le persone capiscano come si diffonde l’infezione. Cos’è la malattia. Come si contiene l’infezione. Come ci si protegge. Ma nessuno si è preoccupato di spiegare come si poteva integrare o gestire il pacchetto di misure di prevenzione e protezione a nostra disposizione.

E’ difficile? Sicuramente sì. Ma se si fosse impegnato il 10% delle energie spese per “informare” in una comunicazione seria, coerente, documentata, essenziale, comprensibile, non reticente, … saremmo sicuramente in una condizione molto migliore di quella in cui ci troviamo.

Anche senza “volare alto” ben  sappiamo che esiste la “Sindrome di Paperino”. Quando si da un ordine, c’è sempre una parte delle persone che - a causa dell’ordine - automaticamente si mette a fare il contrario.

Avere uno spazio TV dove si informa (e magari si ascolta, ...) ed un sito unico di informazione (dove tra l’altro si deposita la documentazione scientifica a supporto di ciò che si dice e delle scelte che si fanno) non significa necessariamente fare un’ “informazione di Stato”. Significa definire il campo e le regole del confronto su un tema ahimè centrale per la società.

Carlo (02 di 12)

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