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Covid: un’ informazione chic, che fa fine e non impegna

Covid: un’ informazione chic, che fa fine e non impegna

Da marzo 2020 siamo assediati dai “virologi”; perché oggi tutti gli “esperti” sono virologi: che siano pneumologi, immunologi, epidemiologi o altro ancora.
Ora, è evidente che le televisioni possono fare ciò che preferiscono. 
E qualcuno da tempo mette sistematicamente sullo stesso piano affermazioni stravaganti e informazioni che hanno basi solide.

Tutti cercano lo scoop e puntano su un’informazione emotiva per fare ascolti. I vari governi non hanno saputo fare di meglio che normare la partecipazione dei componenti il CTS alla trasmissioni in TV.
Ma questo approccio ha portato allo scontro tra i “io sto con la scienza” ed i “sono tutti dei venduti” (NdR: una volta si sarebbe detto “servi dei padroni”, ma erano altri tempi ed altra cultura…)
Con il progredire dell’epidemia, gli “esperti” sono diventati scienziati. Per quanto la maggioranza di questi personaggi sia autorevole, solo alcuni possono essere definiti “scienziati“. Sono persone che lavorano in ambito medico e utilizzano conoscenze scientifiche. Insomma, non sono più scienziati di quanto non lo siano i meccanici della Ferrari.

Alcuni poi, pontificano su tutto, ma qualche primario ospedaliero quasi sempre dimostra di non avere letto nemmeno gli abstract di articoli scientifici inerenti i temi su cui si esprime.
Quasi tutti, pongono un’attenzione forsennata ai dettagli. Un po’ come nei congressi:  attenti in primo luogo non a farsi capire, ma a non farsi fare le pulci da altri colleghi.
E così contribuiscono a far credere che "in fin dei conti si tratta sempre e solo di opinioni".    Se aggiungiamo che nel corso della pandemia le conoscenza si sono evolute (e si evolveranno) rapidamente, la frittata è fatta.

La stragrande maggioranza delle persone non capisce, o fa molta fatica a capire e alla fine resta nel dubbio. Gli altri o fanno finta di avere capito, o “abbandonano” disinteressandosi, o se la prendono con il mondo, mandando al diavolo tutti.

Insomma, a nessuno è passato per la mente di poter fare un’informazione utile alle persone. 
Utile per far capire come ci si contagia, cosa è la malattia, cosa sta succedendo per le cure, quali sono le difficoltà, come funzionano le misure di prevenzione e di protezione. 
Insomma nessuno ha pensato di poter distribuire un po di conoscenza (e quindi un po’ di tranquillità), un po’ di motivazione e neppure di poter fornire elementi che aiutassero le persone a seguire, per quanto possibile comportamenti sicuri.
Insomma - passatemi il termine - a fare un po’ di educazione alla salute.

Carlo (03 di 12)

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