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Aprire sì, aprire no: nel paese dei cachi

TABELLA 1 A

Dopo 2 mesi di epidemia siamo passati dalla paura per la malattia alla paura delle conseguenze, dalla sofferenza all’insofferenza. E tutti, ma proprio tutti, abbiamo raggiunto il limite della sopportazione, per la privazione nei rapporti, per la scarsa possibilità di goderci la primavera all’aria aperta. 
TABELLA 1 B
E, diciamocelo, abbiamo ragione. Così come hanno ragione tutti i lavoratori autonomi o piccoli (e grandi ...), imprenditori. La preoccupazione per il futuro è grande. Come è sacrosanta la preoccupazione dei lavoratori con contratti a termine, dei licenziati e di quelli che tuttora lavorano. Dei dipendenti “a partita IVA”, i più esposti dopo gli ex lavoratori in nero. 
Quindi le “grida” contro i DPCM e contro le Ordinanze regionali sono più che giustificate. Dobbiamo però chiederci se siano anche giuste. Perché nel mondo politico - passata al grande paura che ha fatto stare tutti a cuccia - molti pensano che sia giunto il momento di scaldare i motori per portare a casa qualche punto di consenso. Lo vediamo dal piano nazionale, a quello regionale, a quello locale di Grugliasco e dintorni.
La destra, da Meloni a Berlusconi, passando per Renzi, cavalca slogan tanto beceri quanto generici. Ed anche molti di quelli che confondono lo “sviluppo”, la “crescita” con il “progresso”, sia pure con qualche titubanza, sono pronti ad abbracciare proposte demagogiche e populistiche.
Grugliasco Democratica, che in fin dei conti nasce da un’esperienza di governo (locale) ha la fortuna di non dover sostenere nessuno. E con le sue competenze si è messa a disposizione della comunità locale. Per questo possiamo sostenere serenamente, pur non essendo “geneticamente” governativi, che Conte è stato un colpo di fortuna per gli Italiani. Adesso vedremo se riuscirà a non rimanere imbrigliato nei DPCM sempre più burocratici, per il passato è stato bravo ed è perfino riuscito a contenere alcune spinte dei poteri forti.
Possiamo dire che la Regione Piemonte è miseramente affondata. Il precedente smantellamento del SSN e dei Dipartimenti di Prevenzione non può servire a nascondere l’incapacità di governare la situazione.
Per Grugliasco, avremo tempo per discutere sulla capacità di trovare e muovere risorse (dentro e fuori dalla maggioranza, dentro e fuori dal Comune) in un contesto sicuramente difficile, ma che, proprio perché difficile, richiedeva più capacità, coraggio, trasparenza e competenza nelle decisioni.

Allora, in un momento di deficit delle politica, facciamo quello che siamo capaci a fare. Proviamo a dare, a tutti, “gratis” un po’ di informazioni. Con 9 tabelle e qualche commento. Le tabelle si possono scaricare qui. Si trovano anche in fondo.
Le tabelle 1 A e 1 B riportano il quadro riepilogativo del 4 maggio relativo alle Regioni e Province Autonome. E’ il quadro riepilogativo che viene pubblicato tutti i giorni; noi abbiamo provato a passare dai dati alle informazioni, calcolando alcuni “tassi”, sulla sorveglianza dell’epidemia e sugli esiti dell’epidemia.
Sappiamo che sono numeri difficili; i casi, sono i casi individuati, perché non sono ancora state condotte indagini randomizzate, che descrivano la frequenza della malattia nella popolazione. I morti sono, ahimè, i morti “certificati”. Purtroppo i morti sono molti di più di quelli ad oggi identificati. Ma nonostante ciò si possono formulare ragionamenti e ipotesi.
Per oggi soffermiamoci sulla situazione attuale, sul tasso di ”attualmente positivi” (quintultima colonna).
Abbiamo situazioni profondamente differenti tra le Regioni Italiane. A sud della Toscana i tassi di attualmente positivi sono inferiori allo 0,75 / 1.000, con l’eccezione dell’Abruzzo.
Al nord, con l’eccezione di Friuli e Val d’Aosta, i tassi sono superiori ad 1 / 1.000. Liguria, Trento, Emilia Romagna e Marche hanno tassi di attualmente positivi ben superiori al 2 / 1.000.
E se guardiamo alla Lombardia ed al Piemonte i tassi sono superiori al 3,5 /1.000.
Se facessimo il rapporto attualmente positivi / totale casi vedremmo un’immagine dell’onda dell’epidemia. In tutte le Regioni meridionali, centro-meridionali il rapporto è alto; l’elevata percentuale di “casi attivi” va però confrontata con la bassa frequenza della malattia. E il rapporto tra tamponi effettuati e persone sottoposte a tampone sembra indicare che in queste Regioni si sia ancora a caccia di nuovi casi e ci si preoccupi meno di certificare le avvenute guarigioni.

Al contrario, nell’Italia centro settentrionale abbiamo alcune Regioni dove gli attualmente positivi rappresentano circa 1/3 del totale dei casi ed altre, la Lombardia, dove gli attualmente positivi sono quasi il 48% del totale dei casi. O il Piemonte, dove sono il 56%.
Se poi guardiamo le ulteriori 8 tabelle riferite alle Regioni dove l’epidemia da SARS-CoV-2 ha colpito di più, balzano agli occhi due osservazioni:

• i ricoverati, i ricoverati in terapia intensiva ed il totale dei casi è diminuito; cosi come è diminuito il numero di morti settimanali. Ma questa diminuzione è avvenuta in modo diverso nelle varie Regioni.

• ovunque è diminuito il numero di ricoverati, di ricoverati in terapia intensiva ed il numero di morti settimanali. l numero di casi in Piemonte, Liguria, Lombardia e Marche, non solo è alto, ma non ha cominciato a diminuire. Al contrario di quanto avvenuto nelle altre Regioni.

Così, nei limiti delle nostre competenze possiamo dire che:

✔ le misure di distanziamento e le chiusure hanno funzionato bene. Sono un successo del nostro impegno.

✔ che effettivamente si sarebbe potuto e dovuto procedere a riaperture diversificate per Regione. L’unico problema è che potevano riaprire alcune Regioni che non sono quelle dove “governatori” e associazioni di categoria hanno strepitato di più

Quindi se non possiamo contare sulla lungimiranza di governatori e Associazioni, puntiamo tutto sul buon senso di tutti noi.

Per le altre informazioni potete curiosare nelle tabelle. Il post arriverà 

Carlo Proietti

Ecco le tabelle, regione per regione

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