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Casa San Giuseppe: una ferita inguaribile

Questi sono i tempi del cordoglio, della ricerca di rimedi, della messa in sicurezza, della cura e dell'attenzione che tutti meritano, a partire dai famigliari dei deceduti e dei malati gravi. Verranno poi i tempi della ricerca delle responsabilità, per chi vorrà delle  polemiche politiche, delle accuse e delle difese. Noi ci occuperemo delle responsabilità e solo di quelle.
Il 30 marzo il consigliere di Grugliasco Democratica Carlo Proietti viene contattato da alcuni famigliari di anziani ricoverati nella Casa di Riposo. Alcuni si erano già fatti vivi qualche giorno prima, ma la situazione appariva ancora interlocutoria. Segnalavano una specie di blackout delle comunicazioni fra degenti e parenti, impossibilitati ad andarli a trovare, ora anche a chiamare. Il centralino rispondeva alle chiamate con informazioni evasive e inquietanti, così che l'agitazione all'esterno cresceva. Alcuni di questi parenti sostenevano di aver già contatto il sindaco, con chiamate e sms e di aver ricevuto risposte tranquillizzanti.
Anche sui social si trova riscontro di questi tentativi, riportiamo solo una conversazione, ma disponiamo di quantità considerevoli di altre testimonianze. Scrive F.C., figlio di una signora deceduta il 27 marzo: "La mia mamma è morta venerdì 27 marzo presso la struttura San Giuseppe e fa quindi parte di quelle 11 morti nel we di cui nessuno sa la causa perché non è stato effettuato il tampone. Il 20 marzo ho chiesto se ci fosse il virus Covid in struttura (perché mi era sorto qualche dubbio) ma mi è stato detto di no, che i pazienti non avevano il virus, successivamente, il 28, dopo la morte di mamma, ho chiesto se fosse morta per questa ragione ma mi è stato detto che lei non aveva presentato i sintomi... e quindi ci devo credere? Lo so che lei non è un medico, Sig. Sindaco, però può  certamente comprendere che se il 20 di marzo mi è stato detto che nessuna paziente aveva il covid e il 5 marzo un'operatrice si era ammalata e nel we del 27 marzo sono morte in 11, forse, e sottolineo forse forse con tutto il rispetto, la struttura ha mentito a noi parenti. Perché? Grazie".
Risponde A.C.: "F.C. si nascondono dietro all'omertà... Il 21 marzo ho chiamato carabinieri e 118, ho dato la possibilità alla dott. di farsi aiutare... lei ha risposto all'operatore che non avevano nessun problema! Che avevano già parlato con chi di competenza ed anche con il sindaco" (...)".
Lunedì 31 marzo Proietti telefona al sindaco per segnalare la grave situazione di mancanza di informazioni per i famigliari e per comprendere meglio la situazione, che per i segni esterni sembrava preoccupante. Il sindaco riferisce che la situazione era nota. Che era stato contattato da parenti,. Che sentiva quotidianamente la direzione della casa di riposo e l’ASL. La struttura era chiusa agli esterni e mancava molto personale; anche il Comune aveva provato a reperire operatori sanitari. Che si lavorava con l’ASL.Il giorno dopo, martedì 1 aprile scoppia la bomba: sull'edizione on line di Repubblica una breve di P. Griseri nel tardo pomeriggio da conto di ciò che è successo e sta succedendo al San Giuseppe (qui l'articolo). Altri giornali riprendono la notizia nelle edizioni on line e in quelle cartacee del giorno dopo. Sempre su "Repubblica", interviene l'ASL per discolparsi da eventuali accuse: "Gestione non adeguata ma la direzione ci rassicurava", recita il titolo. Arriva anche la troupe di Sky e gira un servizio (qui), lo stesso per la RAI. Stamane il Fatto da conto del totale dei deceduti, 26.
Dalla documentazione in nostro possesso risalente al 19 marzo, e che manteniamo al momento riservata, risulterebbe che:
Il 10 marzo la direzione sanitaria del San Giuseppe comunica all'ASL l'esistenza di una dipendente assente per positività al COVID 19. Parte del personale si mette in quarantena sguarnendo la struttura, così che la direziona sanitaria, costantemente in contatto con ASL e sindaco, chiede loro un aiuto a reperire personale di rimpiazzo per poter continuare a mantenere gli standard di servizio (anche i Carabinieri di Grugliasco sono al corrente della situazione, scrive da direttrice sanitaria). Sindaco e ASL dirottano al richiesta ad agenzie interinali e cooperative. Scarseggiano anche i presidi, mascherine comprese.
Intanto il 18 marzo arriva la segnalazione di una seconda dipendente positiva al virus e l'ASL ribadisce alla direttrice sanitaria che "In caso di ospiti che presentassero sintomi riconducibili al COVID 19 (...) è indicato il contatto con il medico curante degli stessi per la valutazione clinica e gli eventuali provvedimenti del caso".
Il tempo passa, le persone muoiono e il 31 marzo, la direzione sanitaria della Casa San Giuseppe afferma che la situazione è sotto controllo: sanificazione effettuata, personale assente integrato, DPI arrivati.
Noi , su questa triste vicenda, faremo riferimento al sindaco. Perché il sindaco è l’autorità sanitaria locale e non ha solo ha poteri e doveri di programmazione, di controllo e di giudizio sull’operato del direttore generale delle ASL. In caso di emergenze sanitarie, ha il potere/dovere di emanare “ordinanze contingibili ed urgenti”, auspicabilmente sulla base delle informazioni tecniche e dei pareri delle strutture di riferimento, in primo luogo del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’ASL. La conoscenza dello stato di salute della popolazione non serve solo ad adottare misure sanitarie (urgenti e non). E’ anche necessario per garantire un’informazione puntuale, precisa, esaustiva sulla situazione sanitaria e sulle misure adottate.
C'è chi pensa che per informare, come per adottare misure sanitarie, serva coraggio.
No. L’informazione sui rischi e sulle misure adottate è un diritto di tutte le persone, dai lavoratori, ai famigliari, a tutta la popolazione. E più l’informazione è esaustiva, precisa, tempestiva, più l’informazione sarà utile e darà maggiore tranquillità alle persone.
Come per l’adozione delle misure sanitarie, anche nel informazione si possono fare errori. E sicuramente tutti saranno valutati per gli errori fatti. Ma ancor più per le scelte di non fare (oppure “ per le cose non fatte”).
Speriamo che l'emergenza a Casa San Giuseppe sia davvero finita e che i parenti possano riprendere le comunicazioni a distanza con i loro cari. Il pensiero corre alle famiglie dei deceduti ai quali vanno le nostre più sentite condoglianze.

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