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Storie di quarantena: la peste e il giardino del re

Nel magico regno di Asslicking il sovrano si occupa dei sudditi con solerzia ed efficienza. Bada alla loro salute, controlla che tutti seguano le leggi che lui dispone giorno dopo giorno. Il re è molto alto, ma siccome ha il terrore che qualcuno possa fargli ombra, preferisce circondarsi di nani che fingono di lavorare per lui e verso i quali non si censura alcuna manifestazione di disprezzo. Quando qualcuno esce dal coro gli fa tagliare la testa, così imparano anche gli altri.
Anche nel paese di Asslicking, dove tutti vivevano felici per disposizione del re, arrivò l’epidemia di peste. Una vera sciagura imprevista, gente che si ammalava, alcuni morivano, panico e terrore diffuso ovunque. Per prevenirla, l’Imperatore Generale – lui comandava davvero dappertutto nel mondo fatato del tempo – mandò i suoi araldi a dire che, fino a quando il contagio non fosse finito, tutti avrebbero dovuto stare a casa loro e che gli assembramenti erano solennemente vietati, negli spazi pubblici e in quelli privati. Il re, consapevole della tragedia che colpiva anche il suo popolo e degli ordini del suo superiore, convocò tutti quanti i gendarmi per ordinare loro severità e attenzione.
“Se qualcuno si permette di trasgredire, sbattetelo in cella”, disse ai gendarmi e a tutti quelli che aveva chiamato in udienza per far rispettare la legge, “sono pur sempre un apprezzato cultore delle leggi dell’Imperatore. Ci mancherebbe che proprio qui dove sono io il re…”. Subito dopo, tutti a leggere l’editto alla cittadinanza chiusa in casa, anzi a gridarlo, poi tutti i gendarmi in giro a controllare che tutti, ma proprio tutti, rispettassero le leggi per arginare il contagio.
Intanto la primavera stava esplodendo: ormoni a palla, alberi in fiore, caldi quasi estivi, belle giornate in continuazione, perfino i miasmi degli scarichi dei liquami umani nelle strade profumavano di buono. Ma la peste infuriava e la popolazione diventava sempre più nervosa: le persone volevano uscire, disposte anche a superare la paura degli untori che, si diceva, andavano in giro diffondendo la malattia, chi a passo normale, chi di corsa e. I gendarmi, su ordine del re, controllavano ogni luogo, multavano, sbattevano in galera tutti i trasgressori che riuscivano ad acchiappare, controllavano che tutti avessero le deliziose mascherine protettive di foglie di ginepro. Però non tutte le ciambelle riescono col buco, infatti…
… accadde che una domenica di festa, palmizi agitati dal vento e voglie inconfessabili eccitate dai tepori, un vecchio cittadino – residuato umano di culture storie e idee di tempi passati, che il re non si stancava di deplorare – passò nei paraggi della reggia. Immaginarsi la sua sorpresa quando sentì un vociale e intravide un assembramento di adulti e bambini proprio nella corte della residenza di sua maestà e oltretutto con lui al centro, felice e giulivo.
Ma come – si disse – non sono vietati gli assembramenti in luoghi pubblici e privati, per disposizione dell’imperatore e decreto del re?”. Così si avvicinò al recinto, sbirciò per capire cosa stesse succedendo e se dovesse telefonare ai gendarmi come Imperatore e re avevano detto che occorreva fare. Cercò di memorizzare i partecipanti alla festicciola in corso, giusto per poter rispondere alle domande dei gendarmi al momento della denuncia, certo che gliel’avrebbero chiesto. Il re da lontano si accorse dell’intruso e si avvicinò per minacciarlo (il re aveva questa abitudine, dunque nulla di diverso dal solito, alla fine era il RE!), convinto che avrebbe reagito come la maggior parte dei sudditi di Asslicking. Invece lo zotico, residuato umano, lo mandò a cagare e se ne andò.
Il tempo di arrivare alla sua capanna, raccontare a moglie e figli cosa aveva visto, ancora incredulo per la palese faccia tosta del re, che venne raggiunto da due gendarmi mandati da sua maestà perché gli requisissero qualunque prova della festicciola. Il poveretto disse loro che non ne aveva, che si era avvicinato alla cancellata della reggia attratto dal vociare, perciò le guardie se ne andarono a mani vuote anche se poco convinte.
Non riesco a capire come sia possibile che il re non si renda conto. Cerca sempre di recitare la parte della persona che tiene al regno, a noi sudditi, al nostro benessere… e poi fa queste cose!”, si disperava lo zotico, mentre la moglie cercava di consolarlo con un dolce appena fatto.
Vedi, marito mio, la natura di ogni persona viene sempre fuori. Possiamo nascondere benissimo quello che siamo, ma verrà sempre il momento in cui il nostro vero essere si manifesterà”, lo consolò la sua signora rimettendosi la mascherina gineprosa, convinta che la storia sarebbe finita lì e che anche suo marito presto se ne sarebbe dimenticato
Invece, il giorno dopo il re mandò i gendarmi ad arrestare lo zotico, che così imparò che neanche quella saggia donna di sua moglie aveva sempre ragione, come lei pretendeva che fosse.
Dopo qualche mese la peste finì, i sudditi si dimenticarono dello zotico e della festa nel giardino del re, occupati com’erano a riprendere le loro abitudini. Fra queste quella che dava il nome al regno.
Terry McIver

Naturalmente queste cose oggi non potrebbero succedere, non vale nemmeno la pena di ricordare che si tratta di invenzione, fantasia eccetera. Se avete altre storie da raccontare, pensieri, incubi, desideri scritti, mandateceli. Li pubblicheremo volentieri. 

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