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L’epidemia, le responsabilità e quello che dobbiamo fare adesso


Immagine di Corrado RINAUDO
I dati che ci comunica ogni giorno la Protezione Civile non descrivono l’epidemia, descrivono il “processo sanitario”; In altre parole descrivono le cose fatte.
La comunicazione istituzionale farebbe bene ad andare oltre alla serie quotidiana di numeri ed alle raccomandazioni di stare a casa, che per la loro ritualità divengono sempre meno efficaci.
Dovrebbero comunicare la situazione dei Servizi Sanitari, quantomeno nelle Regioni più colpite: quale è la saturazione degli Ospedali, delle terapie intensive, quanti sono i sanitari colpiti e morti, se e dove servirebbe personale. Quale è la situazione dei ricoverati a domicilio, quali siano le attività di assistenza garantite sul territorio. Insomma dovrebbe dare informazioni di interesse.
Magari potrebbero - ma forse chiediamo troppo - raccontare le carenze che ancora persistono per i DPI per gli operatori sanitari. O spiegare le misure tecniche organizzative o procedurali utili alla prevenzione.
Comunque, i dati quotidiani, seppure non descrivano l’epidemia, effettivamente ci dicono che quanto fatto fino ad ora sembra servire. Che l’epidemia, sia pur molto lentamente, inizia a decrescere.
Succede così che la fatica del distanziamento, la preoccupazione per il futuro, la rabbia, si mescolino e producano due ordini di conseguenze:
✔ Richieste pressanti di poter uscire; non pensiamo alle richieste “pelose” di Confindustria, ma alle richieste sacrosante di chi non ce la fa più a stare in pochi metri quadri. E non ha giardini in cui organizzare feste private…
✔ Proclami sulle responsabilità dell’epidemia. Sacrosanti anche questi, ma abbiamo paura che si spengano dopo l’epidemia e non si trasformino in azioni concrete.
Allora, dobbiamo dirci chiaramente alcune cose.
Chi ha prestato un po’ di attenzione a questi temi, sa che “Ebola” è una malattia che terrorizza. Dal 2014 al 2016 c’è stata la più grande epidemia da virus Ebola, con moltissimi focolai e con un totale di 28.652 casi (confermati, probabili e sospetti) e con 11.325 decessi. Ha interessato più Paesi con decessi avvenuti in dieci Paesi (Liberia, Guinea, Sierra Leone, Mali, Nigeria, Senegal, Spagna, Regno Unito, Italia e USA).
Il Virus Ebola ha una letalità altissima, proprio questa elevata letalità limita la diffusione del virus e ne limita la mortalità. Il Covid19 ha una letalità enormemente più bassa, ma è estremamente contagioso.
Questo ci deve aiutare a comprendere la gravità di quanto sta accadendo e che, ahimè, accadrà ancora per un po’.
Già adesso i decessi in Lombardia e Emilia Romagna hanno superato a quelli della peggior epidemia di Ebola ed i decessi avvenuti in Italia sono del 50% superiori a quelli dell’epidemia di Ebola,
Anche se si tratta di epidemie non paragonabili, questo dovrebbe aiutarci a capire che è veramente necessario che tutti facciano la loro parte. In primo luogo, mantenere il distanziamento sociale.
Recriminare su ciò che devono fare gli altri, non serve. Anzi. Indicare le responsabilità è giusto, ma dobbiamo evitare di correre dietro ai fantasmi. Ci sono responsabilità vere, gravi, altre non hanno fondamento.
Ci sono responsabilità precise, penali e ce ne sono altre di carattere politico. Queste non sono meno gravi, ma di solito non hanno risvolti penali. E sappiamo che i processi rischiano di trasformarsi in assoluzioni anche sul piano politico. La storia ce lo insegna.
Adesso osserviamo, raccogliamo informazioni, riflettiamo. Ed aiutiamoci a superare questo momento. Poi verrà il momento delle responsabilità.
✗ Per chi non ha agito in tempo all’Ospedale di Alzano Lombardo, dove sarebbero risultati casi prima del 23 di febbraio, diffondendo così il contagio in provincia di Bergamo.
✗ Per la mancata istituzione di zone rosse, dove dal 2 marzo l’ISS aveva raccomandato l’istituzione della zona rossa per Alzano Lombardo e Nembro.
✗ Per i colpevoli di più di 100 morti sul lavoro in sanità. Perché non sono mancati solamente mascherine idonee, camici monouso, tamponi. La prevenzione si fa anche con misure organizzative e procedurali. Garantendo la circolazione dell’informazione.
✗ Per chi ha scritto circolari con il solo obiettivo di provare a scansare future responsabilità.
✗ Per la propaganda imprenditoriale contro il lockdown. Non solo i filmati della confindustria bergamasca. Anche i mercanteggiamenti contro le chiusure di molte attività.
✗ Per chi invitava i sanitari a non indossare le mascherine per non spaventare i malati.
✗ Per chi non ha chiuso gli accessi alle RSA.
✗ Per i responsabili dei Servizi di prevenzione che non riescono neppure a gestire i flussi delle informazioni e si guardano dal dare risposte chiare.
✗ Per i servi sciocchi e irresponsabili che volevano “riaprire subito tutto” con lo slogan "riprendiamo gli apericena".
✗ Per chi ha provato a cancellare per legge le responsabilità dei datori di lavoro in sanità.
✗ Per chi ha speculato e specula su DPI, disinfettanti, alimenti.
✗ Per i politici atei che hanno pregato la Madonna in TV, pur di avere uno straccio di spazio sui media.
✗ Per chi da 25 anni lavora per avere organi tecnici che dicano ciò che vuole la politica.
✗ Per chi fa fare tamponi a tutti ben sapendo di dare false sicurezze e produrre danni.
Ci impegneremo per accertare le responsabilità. Potremo e dovremo farlo insieme. Per adesso, facciamo la nostra parte.
Carlo Proietti

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