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L'epidemia sfida la politica, mondiale, nazionale e locale: a Grugliasco che si fa?

Molte persone con elevata sensibilità per i temi sociali in questi 2 mesi si sono interrogate sulla effettiva rilevanza dell’impatto sanitario dell’epidemia da Covid19 sulla società nel suo complesso.
Fioriscono i paragoni con la mortalità infantile, con la mortalità per fame, per inquinamento ed altri simili comunemente considerati.
Sotto il profilo numerico i confronti sono corretti, ma risultano poco utili per la differente dinamica di questi fenomeni sanitari. Per restare a noi, se pensiamo che da anni denunciamo i 400 – 900 morti/anno (a seconda che consideriamo accettabili 30 microgr/mc o livelli inferiori) per inquinamento atmosferico nella Città di Torino e le risposte sono sostanzialmente assenti, possiamo sentirci frustrati. Bisogna anche dire che risposte alle diverse emergenze sanitarie non sono in competizione fra loro, le carenze derivano dalla medesima incapacità e dalla medesima visione del mondo da parte di chi amministra.
Tuttavia, se proviamo a “guardare dentro” l’epidemia da Covid19, scopriamo questioni importanti che in prospettiva possono risultare utili.
Si legge che il Covid19 è democratico, perché il contagio e la letalità non fanno distinzioni per censo. Non è vero, ci sono importanti differenze tra Paesi, sia in relazione alla qualità ed alla quantità di assistenza sanitaria, sia per le condizioni socio economiche. All’interno di ogni paese, poi, ci sono differenze correlate al reddito ed all'istruzione. E’ ben noto che, a parità di età, chi è più povero e/o meno istruito, mediamente è in condizioni di salute peggiori. Sappiamo che la presenza di malattie croniche è un fattore che aumenta la letalità dell’infezione da Covid19. Perciò possiamo prevedere che la letalità dell’infezione sarà maggiore tra i più poveri e in generale negli strati sociali più bassi. In questo momento, in cui è difficile misurare questi aspetti, possiamo già vedere che negli USA la letalità è maggiore tra gli afro-americani, gruppo in cui la frequenza di poli-patologie correlate alla povertà è molto elevata.
Tutti sottolineiamo che la mortalità da Covid 19 è ben superiore a quella ufficiale, perché molte persone che muoiono per quadri clinici fortemente sospetti per infezione da Covid19, non sono state sottoposte a tampone e non rientrano nelle statistiche. Si pensi alla tragedia della Casa di Riposo San Giuseppe di Grugliasco, dove i 33 anziani deceduti formalmente non sono considerati come casi da attribuire all’epidemia.
C’è però un aspetto che attualmente non stiamo considerando. L’impoverimento che causa e causerà l’epidemia avrà pesanti ricadute sulla salute. E questi effetti saranno molto più pesanti per gli strati sociali più bassi. La perdita del lavoro, la minore accessibilità alle cure, il peggioramento delle condizioni abitative e sociali, il decadimento qualitativo delle cure e dell’alimentazione, sono fattori causalmente correlati con il peggioramento delle condizioni di salute e con l’aumento della mortalità.
Sicuramente l’epidemiologia sarà impegnata a studiare l’effettivo impatto sanitario dell’epidemia da Covid 19 e lo metterà in relazione alle condizioni socio economiche. Ma l’epidemiologia è una disciplina che ha l’obiettivo di produrre conoscenza. Non di contemplare il mondo e prendere tempo. Considerato che le attuali conoscenze permettono di fare previsioni sull’impatto dell’epidemia sulle condizioni di salute della popolazione, occorre che la Politica ne prenda atto ed agisca prima che tali effetti si manifestino drammaticamente. Con l’obiettivo di contenerli per quanto possibile.
Lasciamo agli economisti, ai professionisti del sociale, ai sindacati il compito di trovare gli strumenti giusti. Però dobbiamo dire fin da ora che chi vorrà limitare il deterioramento delle condizioni di salute e la mortalità nel post-epidemia, non potrà limitarsi a reperire capitali da mettere genericamente “a disposizione delle imprese”. Saranno necessarie scelte che salvino effettivamente i posti di lavoro ed i redditi. Anche abbandonando alcuni paradigmi che ci hanno allegramente condotto all’aumento delle diseguaglianze ed all’impoverimento. E la politica dovrà cimentarsi con queste scelte a tutti i livelli, da quello nazionale a quello locale.
A Grugliasco leggiamo proposte e mozioni di gruppi di maggioranza orientate fondamentalmente all’assistenza. Proposte tanto condivisibili, quanto irrilevanti. Proposte che dimostrano quanto siamo ancora lontani dall’immaginare la portata di quanto la politica dovrà impegnarsi per la società (e con la società). Distribuire soldi a pioggia, come propone la destra (ma non solo), può portare voti, può aiutare un po’ di imprenditori. Ma non le imprese, non i lavoratori.
Limitiamoci qui a riflettere su un tema grugliaschese: l’Università.
I Dipartimenti universitari che da inizio millennio devono arrivare a Grugliasco affiancando Agraria e Veterinaria, arriveranno ancora, visto che sono annunciati da tre amministrazioni senza che nulla accada concretamente? O magari l’epidemia potrà essere un’occasione per far arrivare davvero l’Università? E se, come speriamo, l’Università finalmente arriverà, sarà solo l’occasione di dare un po’ di lavoro ad edili che costruiranno le strutture ed un po’ di appartamenti, o riusciremo ad attivare un progetto politico e sociale per la città che potrà diventare produttore di ricchezza, di welfare, di socialità?
Se vogliamo andare nella seconda direzione, occorre che la politica esca dall’autoreferenzialità, dai rapporti privilegiati con gli stakeholders. Occorre che la politica sappia definire un proprio progetto ed impari a confrontarsi apertamente con la società.
E che sappia adottare scelte coerenti. Noi, come al solito, ci saremo, mettendo a disposizione quello che sappiamo e ciò che siamo in grado di fare. Buona Pasqua.
Claudio Cerruti
Carlo Proietti
Mariano Turigliatto

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