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Grugliasco e il Deposito Nazionale dei Rifiuti Nucleari: che c'entra? Prima puntata

Il tema è così importante - in generale e per la nostra città - che le cose da dire sono state divise in tre puntate per non annoiare i lettori. 

“Il Consiglio Comunale di Grugliasco impegna Il Sindaco a sollecitare il Governo affinché inviti la società pubblica, SOGIN, a modificare La Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) alla localizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, rimuovendo da essa il Canavese e nel dettaglio i Comuni di Caluso, Rondissone e Mazzè.“. Così si concludeva l’ordine del giorno della Lega Nord discusso nel consiglio comunale di Grugliasco del 28 gennaio scorso…

Ecchissenefrega, direte voi!  In effetti! Ma negli anni abbiamo imparato che la politica locale grugliaschese è come il maiale. Non si butta via nulla.  Ed anche un ordine del giorno sconclusionato può insegnare molte cose. Basta essere una Lista civica ed ecologista.

Come ricordate, il 5 gennaio è stato pubblicato l’elenco delle 67 aree idonee come deposito nazionale dei rifiuti radioattiviIl deposito servirà a custodire  le scorie degli impianti nucleari oltre a rifiuti radioattivi prodotti da attività di medicina nucleare, da qualche attività industriale e di ricerca, ma anche rifiuti quali i rilevatori di fumo presenti in molti ambienti a rischio. Tutti rifiuti a media e bassa radioattività. Inoltre custodirà temporaneamente anche rifiuti ad alta radioattività.

Si tratta di una vicenda rilevante sia per le problematiche intrinseche, sia perché sarà al centro di vivaci discussioni, ma parte della stampa nazionale ha scelto di sminuire la vicenda, quasi ridicolizzando l’importanza di questi rifiuti, ed altra parte ha puntato sull’opposizione alla localizzazione del deposito ancor prima che tale opposizione si potesse concretizzare.

In Piemonte le aree individuate sono otto: 2 in provincia di Torino, Caluso-Mazzé-Rondissone, e Carmagnola e 6 in provincia di Alessandria.

Se esiste una politica che volesse cimentarsi seriamente su questo tema, ha molte possibilità per mettersi in mostra:·         

  • l’adeguatezza dei requisiti di sicurezza del deposito   
  • l’adeguatezza dei criteri di localizzazione le garanzie sul destino finale delle scorie ad alta radioattività derivanti dalle centrali nucleari
  • la possibilità di limitare la produzione di nuove scorie radioattive
E sicuramente altre ancora. Ma bisognerebbe avere voglia di studiare un problema e bisognerebbe essere liberi di fare e farsi domande. Tutto questo non sfiora neppure da lontano la politica grugliaschese.

Una prima cosa da capire è che la critica al governo di non avere sviluppato un confronto con i soggetti coinvolti si può fare solo se non si sa di cosa si sta parlando. La lista è un primo passo con cui sono stati esclusi più di 7.800 Comuni e “nella rete” sono rimaste 67 aeree con un numero di poco superiore di Comuni. Chi si occupa di ambiente ed ecologia sa benissimo quanto i percorsi per realizzare grandi opere  in Italia siano misteriosi.

Vi ricordate il progetto “Non rifiutarti di scegliere”? Il tema era quello dei rifiuti e per alcuni anni siamo stati bombardati da manifesti di una Torino sommersa da una mare di rifiuti con solo la punta della Mole Antonelliana che ancora emergeva. Anche se il problema erano i rifiuti, il progetto si occupò solo di scegliere il sito dove ubicare l’inceneritore. Nessuno provò ad opporsi a questa impostazione, salvo l’assessora all’Ambiente di Grugliasco, Dida Neirotti, spalleggiata dal Sindaco di allora, Mariano Turigliatto.

Al di là di questo, la discussione tecnica portò il sito del Gerbido ad un misero 10° posto. Ma visto che il desiderio di Fassino & c di fare un inceneritore proprio al Gerbido, vicino al nuovo Cimitero, risaliva al 1975, le Amministrazioni Locali si misero in moto, per correggere gli errori a cui porta talvolta al scienza, e giungere al risultato giusto, cioè quello desiderato. E l’allora assessore provinciale all’ambiente  - Beppe Gamba – provò a mettere in guardia dai danni che manovre di questo tipo producono all’ambiente ed alla collettività. Non ci fu nulla da fare! Ci vollero 15 anni, ma l’inceneritore si fece al Gerbido. I risultati tecnici si devono pur adattare alle esigenze della politica!  

Il problema non è la lista delle 67 aree idonee come deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Il problema  è ciò che potrà capitare adesso.

Ma comprendiamo che è troppo pretendere che questo interessi a chi vuole governare l’Italia!

Fine della prima puntata

Carlo Proietti

1 commento

GiòSun ha detto...

Ho partecipato anche io ad alcune riunioni della famigerata "Non rifiutarti di scegliere",il clima era uno spolverata democrazia per offuscare gli occhi di pochi oppositori. Per la cronaca mi chiesero "garbatamente" di andarmene al più presto, loro avevano già scelto.