Grugliasco e il Deposito Nazionale dei Rifiuti Nucleari: che c'entra? Terza puntata
A adesso torniamo a Grugliasco! Nello scenario descritto con gli altri 2 post, cosa vuole esattamente la Lega Nord? Sono preoccupati per le caratteristiche del Deposito? Non condividono i criteri di localizzazione? Temono che ci restino sulle croste i rifiuti ad alta radioattività?
No. Vogliono che che si rimuovano i Comuni di Caluso, Rondissone e Mazzè. Così, su due piedi, si direbbe che di Carmagnola e dei Comuni dell’Alessandrino non gliene freghi niente! Sarà perché sono a sud del Po? Ma se si va a vedere , c’è dell’altro! Ilsindaco di Trino vuole il deposito nazionale ed è spalleggiato direttamente da Salvini
Decine“ di Comuni non vogliono ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi, eppure ci sono sindaci che prenderebbero in considerazione il progetto e non sono stati nemmeno consultati. È il caso del comune di Trino, provincia di Vercelli, prima sede nucleare d’Italia, che da anni ha un deposito provvisorio. Il governo, incapace e arrogante, dovrebbe scusarsi per l’ennesimo pasticcio e apprezzare chi, dall’opposizione, suggerisce ancora una strada ragionevole e costruttiva….”
Insomma,
fosse per questi personaggi, l’ambiente sarebbe oggetto di un concorso a premi
… La speranza è che la lega voglia
utilizzare le compensazioni per il Deposito nazionale per anticipare la
restituzione dei 49 milioni!
Così il capogruppo PD, infatti è riuscito a non perdere l’occasione per pestare la solita cacca! “Sento odore di Nimby! Ah Ah Ah!”
Cosa ci sia di divertente lo capisce solo lui!
Pare che sia troppo chiedere ad un Consiglio Comunale di interrogarsi sulle possibili corrette localizzazioni del Deposito Nazionale per rifiuti radioattivi. Di chiedersi quali siano i motivi tecnici che hanno portato ad escludere Trino dai possibili siti. Di ricordarsi che con l’alluvione del 2000 il deposito di Saluggia (non di Trino…) ha rischiato di causare una catastrofe ambientale di dimensioni planetarie (parole del Nobel Carlo Rubbia).
Di
sapere che “Nimby” (Not
In My Back Yard” "Non nel mio
cortile/giardino”) è
la classificazione spregiativa con cui si etichettano i movimenti che si
sviluppano contro le opere a grande impatto ambientale.
E di chiedersi chi dovrebbe eventualmente sollevare preoccupazioni e/o opporsi ad opere impattanti se non quelli che vivono in prossimità dei luoghi interessati? E magari di scoprire che, regolarmente, le preoccupazioni per la propria situazione locale che contribuiscono a far nascere questi movimenti si trasformano in una coscienza ambientale più elevata.
Ma i competenti, le persone ragionevoli, i “migliori” hanno troppi impegni per potersi permettere di perdere tempo per conoscere e capire ciò di cui stanno parlando! Mica sono degli scappati di casa che possono permettersi di perdere tempo dietro certe quisquilie! Eppure sono gli stessi che si appellano alla scienza per il contenimento dell’epidemia di Covid19 o per le vaccinazioni anticovid!
In realtà essi hanno rapporti solo con una scienza prêt-à-porter, pronta all’uso per fare ciò che i loro committenti richiedono. E così, qualche volta hanno ragione, qualche volta (di solito) hanno torto, ma chi li osserva non coglie la differenza. E il discredito, ahimè, non ricade (solo) su di loro, ma ricade anche sulla scienza.
Così, piano piano ci stiamo avvicinando al baratro.
Adesso Salvini (e la destra in genere) chiede di cambiare il CTS (Comitato Tecnico Scientifico). E sicuramente il CTS ha i suoi peccati. Ma la destra non vuole un CTD migliore. Vuole un CTS che faccia ciò che loro chiedono. E Salvini può permettersi di farlo perché il “centrosinistra” quasi sempre usa la scienza come un paravento, come un modo chic per avallare le proprie idee.
Il CTS non è l’unico bersaglio. Una ventina di anni fa Berlusconi voleva abrogare l’ISTAT. Insomma vogliono sostituire le opinioni ai fatti. E vinca chi urla di più, mentre torniamo allegramente nelle caverne!
Ma noi siamo realisti. Sappiamo che nessuna delle questioni poste cambierà. Avremmo però almeno un piccolo desiderio: visto che l’uscita dal nucleare è almeno 4 volte più costosa che costruire e gestire le centrali nucleari, visto che con la bolletta elettrica già paghiamo il costo dello smantellamento del nucleare italiano, visto che la Germania, che pensava di realizzare il decommissioning in 20 anni, adesso prevede di mettercene 100, visto che abbiamo immani problemi per sistemare un p’ di rifiuti nucleari, riusciamo ad evitare di proporre il nucleare come energia pulita alternativa al carbonio, nel nostro percorso di transizione ecologica?
Carlo PROIETTI
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