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Vaccinazione anti-Covid e personale sanitario: tra preoccupazioni e incazzature, quale è la situazione?

Diciamocelo chiaramente: quanti di noi sarebbero indifferenti sapendo a che un proprio caro,
ricoverato in ospedale in condizioni di fragilità, è curato e/o assistito da personale non vaccinate contro la Covid19?
Purtroppo siamo immersi in una campagna che sembra orientata più ad indicare colpevoli che a inquadrare e risolvere un problema. Con il risultato di aumentare la preoccupazione e/o l'incazzatura.
Dobbiamo chiederci 3 cose: Quale è la situazione e quanti sono i sanitari non vaccinati? Cosa prevede l’attuale normativa? Quanto servono i vaccini a prevenire la diffusione del contagio?

Quanti sono gli operatori sanitari non vaccinati?
  • Già al 10 di febbraio c’era stata una riduzione del 64,2% delle infezioni nel personale sanitario;
  • Al 24 febbraio la struttura commissariale parlava di oltre l’ 80% degli operatori sanitari vaccinati;
  • ANAAO-Assomed (principale sindacato dei medici ospedalieri) e FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) indicano che circa l’1-2% dei medici (circa 1.000 / 2.000) ed alcune centinaia di infermieri non avrebbero aderito alla campagna vaccinale
  • Nel 2017 i dipendenti del SSN,erano 603.375, di cui 101.100 medici e gli infermieri erano 253.430
Ho l’impressione che questi numeri siano ottimistici e probabilmente derivino da indagini (survey) su campioni di lavoratori non rappresentativi della generalità del personale.

L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) ha “anticipato” che la copertura vaccinale per i dipendenti di strutture pubbliche, convenzionate e private sia del 96,5%. Insomma 35.000 persone su circa 1 milione.

Risultano quindi 3 cose:

  • L’adesione alle vaccinazioni è maggiore nel SSN rispetto alle strutture private;
  • La dimensione del problema corrisponde ad un 3,5%.
  • l’Italia è un Paese che non ha un flusso informativo corrente che le permetta di sapere quanti operatori sanitari sono vaccinati ed in quali strutture e attività lavorino.
Cosa prevede l’attuale normativa?

Si deve fare riferimento al D.Lgs 81/08 e smi, Testo Unico in materia di Sicurezza e salute sul lavoro.
L’art. 279 - relativo alla prevenzione e controllo dei rischi biologici - prevede che se la “Valutazione dei Rischi” ne abbia rilevato la necessità, i lavoratori esposti ad agenti biologici, sono sottoposti a sorveglianza sanitaria. L’epidemia di Covid19 ha imposto l’aggiornamento delle valutazioni di rischio e in ambito sanitario sono rare le attività non comportanti rischi da Covid19.
Sempre l’art. 279 prevede che il datore di lavoro – oltre alle misure di prevenzione di carattere generale - adotti misure protettive particolari per quei lavoratori per i quali siano necessarie misure speciali di protezione. In particolare è prevista “la messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico presente nella lavorazione”. E’ inoltre previsto l’allontanamento temporaneo del lavoratore non idoneo alla specifica mansione.

Quindi:
  • il vaccino deve essere messo a disposizione dove c’è rischio; ma non possiamo mettere in dubbio che ci sia rischio nelle attività di cura e assistenza.
  • Non c’è un obbligo di farsi vaccinare;
  • Se si è non idonei - e l’assenza di vaccinazione in questa situazione è sicuramente una condizione di non idoneità (temporanea) - il datore di lavoro deve adibire ad altra mansione sulla base del giudizio di idoneità del medico competente.
Ma, obietterà qualcuno, il mio medico competente ha detto che il lavoratore è obbligato a vaccinarsi.  Perché l’art. 20 dice “l’obbligo di ogni lavoratore di prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro”; quindi il lavoratore deve vaccinarsi se non altro per non essere pericoloso per gli altri.
A molti medici competenti piace dire questo, ma non è vero. Non che non sia vero quanto sopra riportato, ma l’art. 20 specifica poi in cosa consiste questo obbligo del lavoratore. E l’obbligo di vaccinarsi non rientra in questi casi. D'altronde il legislatore, ove volesse introdurre un obbligo vaccinale, non lo farebbe in modo così arzigogolato.

Quanto servono i vaccini a prevenire la diffusione del contagio?

Ovviamente ha un senso obbligare il personale sanitario a sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid se il vaccino aiuta a prevenire la diffusione del contagio.
In realtà è anche importante che il personale sanitario non si ammali, in quanto le strutture sanitarie sono sotto pressione e le assenze del personale per malattia peggiorano la situazione. Ma con i tassi di copertura già raggiunti questo aspetto è stato posto sotto controllo.
Per il vaccino Pfizer uno studio condotto in Israele su personale sanitario ha documentato un’efficacia di quasi il 90% nel prevenire le infezioni asintomatiche. In altre parole questo vaccino evita - con un’efficacia di quasi il 90 % - che la persona vaccinata possa contagiare altre persone.
Non ho reperito bibliografia scientifica, ma è verisimile che anche l’altro vaccino a “mRNA” (Moderna) abbia un’efficacia analoga.
Per quanto riguarda il vaccino di AstraZeneca, l’efficacia nel prevenire l’infezione asintomatica risultante dai trials clinici è del 3,8% (per le persone vaccinate con “dose standard” + “dose standard”) ed è del 58,9% (per le persone vaccinate con “mezza dose” + “dose standard”). Erano promessi altri studi, ma non li ho reperiti.
Quindi, vaccinare con Pfizer e Moderna protegge anche i degenti, vaccinare con AstraZeneca, molto meno.

In conclusione, è necessario che siano diffusi i dati ufficiali sullo stato della vaccinazione tra gli operatori delle strutture sanitarie. Al momento siamo bombardati da "scoop" che suscitano emozioni, ma che sembrano descrivere una situazione in realtà molto differente. 
Democrazia è anche non essere "condotti a spasso" su problemi che non esistono.  Anche perché affrontare con decisione un problema che non esiste, a posteriori permette di dire che il problema è superato.
E guardando i dati scientifici, vediamo che non si tratta di fare guerre di religione, ma di applicare le conoscenze scientifiche.

Dopodiché, 
  • sembra che il SSN vada meglio delle strutture private;
  • Sembra anche che il problema si concentrato soprattutto nelle RSA.
  • Per quel poco di cui ho una conoscenza quasi diretta, sembra che il problema non sia distribuito omogeneamente. Ci sono RSA con il 100% di vaccinati, o quasi. E ci sono situazioni dove i non vaccinati sono una percentuale significativa. 
Dire che sia colpa dei “NO-Vax” aiuta ad assolverci.
Provare invece a capire se i "cluster" di rifiuto della vaccinazione non siano correlati a carenze nella gestione del personale ("climi aziendali"), può invece aiutarci a risolvere una parte del problema. 
Come? Nell'immediato, per esempio  con un’azione di sensibilizzazione condotta dal esterno da operatori della prevenzione del SSN.

Tutto questo non significa essere indulgenti verso i furbetti della vaccinazione, ma significa essere coscienti che gli obblighi talvolta diventano degli autogol con danni per tutti. mentre quello che ci interessa è mettere in sicurezza le strutture sanitarie ne più breve tempo possibile 
Carlo PROIETTI

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