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Giallo, arancione e rosso: perché hanno chiuso il Piemonte? Una storia di incapaci

Come tutti sapevamo, è arrivata la “seconda ondata” dell’epidemia di Covid19. Un po’ prima di quanto ce lo aspettassimo, ma non sta accadendo nulla di imprevedibile. Ed il Governo ha necessariamente adottato rigide misure, per fortuna modulandole per Regione. Come tutti auspicavamo. Ma si sa, “mal comune mezzo gaudio”. E così, in primavera eravamo tutti chiusi in casa e cantavamo dai balconi. Adesso molti strillano “perché io?”
Intendiamoci, centinaia di migliaia di persone, ma temiamo che presto saranno milioni, sono disperate per le prospettive (perdita di lavoro, chiusura di attività, …) ed hanno ragione di farsi sentire. Invece, i professionisti della disinformazione e della paura, quelli che buttano benzina sul fuoco, tenendo ben nascose le loro eventuali proposte, sono pericolosi almeno quanto il Coronavirus, soprattutto per quelli che sono in difficoltà.
Proviamo di capire perché il Piemonte è finito in zona rossa. Come ci hanno spiegato la classificazione è stata fatta sulla base di 21 indicatori che considerano la diffusione del virus e lo stato delle strutture sanitarie.
In primo luogo occorre però rispondere a 2 domande:
Chi produce questi dati? I dati sono prodotti dalla singole Regioni
Si tratta di un “trappolone “ ordito dal governo? No. I 21 indicatori sono stati definiti da un decreto Ministeriale del 30 aprile. Per “tirarcela” potremmo dire che siamo stati sul pezzo avendo dedicato nei giorni precedenti al DM ben 3 post alla questione degli indicatori. Ma, scherzi a parte, il nodo è che chi ha voluto e chi è stato capace ha avuto tutto il tempo per adeguarsi e superare carenze del passato.
Ma, a noi piace entrare nel merito. Gli indicatori, che sono riportati in coda a questo post, considerano:
La “Capacità di monitoraggio”. Si tratta di 6 indicatori che misurano la capacità di raccogliere e registrare i dati. In altre parole sono indicatori della capacità di conoscere l’epidemia sul territorio della Regione. E se non conosci l’epidemia, puoi fare dichiarazioni, puoi fare proclami, ma non puoi mettere in atto azioni mirate a prevenire e curare.
La “Capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti”, Si tratta di altri 6 indicatori che descrivono i tempi e la capacità di tenere sotto controllo l’epidemia e considerano le risorse dedicate. Anche in questo caso di tratta di informazioni prodotte dalle singole Regioni.
Soprattutto si tratta di aspetti per i quali contano le scelte amministrative fatte dalla Regione e conta la capacità di gestire le ASL e la rete dei Servizi di Prevenzione e Territoriali. Ci spiegano che i dati piemontesi non sono confortanti.
Anche in questo caso tutto dipende da ciò che è stato fatto tra maggio e settembre. Servivano chiare indicazioni ai Servizi di Prevenzione, serviva un’attività di vigilanza e controllo su queste azioni, magari prevedendo azioni vicarianti in caso di carenze gravi. Serviva qualche assunzione ed un po’ di formazione mirata, anche, a motivare il personale e non farlo sentire isolato.

La “Stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari
Si tratta di 9 indicatori che descrivono lo stato dell’epidemia. E che per essere credibili, richiedono le capacità sopra descritte. E se si lavora bene questi indicatori lasciano poco spazio alle opinioni. Poi le scelte prevenzionistiche possono essere differenti, ma le informazioni su cui ci si basa sono inoppugnabili. E crediamo volentieri a Cirio quando dichiara che “non ha dormito la notte”. Cirio non è capace, ma è sicuramente intelligente. Ed ha chiare le sue drammatiche responsabilità. Ma vorremmo tanto che chi oggi in Piemonte è all’opposizione, faccia una severa autocritica.
I 10 anni di giunte Ghigo lasciarono la sanità ed i conti del Piemonte in condizioni disastrose. Un’azienda privato avrebbe dovuto dichiarare fallimento. Mario Valpreda, Assessore alla salute della giunta Bresso che seguì, tentò di salvare la situazione mettendo al centro gli interessi dei cittadini,
Ma, dopo le scorrerie di Cota, l’ultima giunta di centrosinistra, con Chiamparino e Saitta, sembrava guardare più alle opportunità che la situazione offriva alla sanità privata, che all’interesse dei cittadini. Di chi è stata la colpa? Di Qualche alleato? Vedete un po’ voi.
Di sicuro avere propagandato la riduzione dei posti letto, indotta dal nostro impoverimento, per una luminosa opportunità ed avere tacciato i critici come persone “contrarie all’efficienza” è una colpa su cui, tanto per cominciare, vorremmo sentire una bella autocritica.

Carlo PROIETTI

Allegato


Indicatori relativi alla “Capacità di monitoraggio
”. 

1) Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi / totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

2) Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) in cui è indicata la data di ricovero / totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

3) Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento / ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl / totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

4) Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza / totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.

5) Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).

6) Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla check-list settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale)


Indicatori relativi alla “Capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti

7) Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.

8) Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.

9) Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).

10) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracìng.

11) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo / invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.

12) Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti / totale di nuovi casi di infezione confermati.


Indicatori relativi alla “Stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari

13) Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.

14) Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).

15) Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana (opzionale).

16) Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata COVID-19 per giorno.

17) Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).

18) Numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.

19) Numero di accessi al PS con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a COVID-19 (opzionale).

20) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti COVID-19.

21) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19.

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