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Epidemia, anziani ed “soggetti a rischio”: quando l’ipocrisia ed il falso buonsenso diventano pericolosi

Ieri ci siamo occupati dei “Cretini da tivù” che sproloquiano sugli effetti del SARS-Cov-2  disquisendo su “morti per” e “morti con” senza essersi mai andati a leggere alcunché!
Ma non possiamo essere sempre così benevoli; alcuni sono sicuramente cretini, altri, per interesse, vogliono essere pericolosi ed orientare le misure di prevenzione verso azioni decorative ed irrilevanti. Nell’interesse di chi? Decidete voi.
Non a caso ieri Toti ha twittato per dire che la maggior parte dei deceduti erano “molto anziani, persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”.
E se il tweet era già becero di suo, le giustificazioni hanno peggiorato al situazione, non solo per “El Gobernador” che parla dalla Regione più vecchia d’Italia, ma perché Toti ha chiarito il suo pensiero; gli italiani valgono in quanto “lavoratori e consumatori” e non in quanto cittadini; la società di Toti, è quella di un thatcherismo non ben studiato. Thatcherismo che, come tutte le mele marce, non si è limitato a contaminare la destra.
Tuttavia l’idea del << Proteggiamo solo gli anziani ed i “soggetti a rischio”>> in un momento di preoccupazione per il futuro, può apparire sensata anche a persone in buona fede; in fin dei conti muoiono soprattutto gli anziani, come abbiamo ricordato in “Cretini da tivù”. Allora proviamo a capire...
In primo luogo bisogna dire che chi è meno giovane, diciamo dai 55 anni in su, ha vantaggi personali nel seguire comportamenti prudenti. Non è vietato, anzi è consigliato. Ma le teste di legno vogliono sostituire l’isolamento degli anziani ad altre misure di prevenzione; in particolare a quelle misure che ostacolano le attività produttive (chiusure, limitazione dei posti, ecc.). Insomma la vecchia storia di eliminare lacci e lacciuoli.

Siamo in grado di isolare gli anziani? La risposta è sicuramente NO. Una parte minoritaria degli anziani può isolarsi. Ma la struttura delle famiglie, soprattutto in Italia, impedisce un effettivo isolamento. E spesso gli anziani sono fondamentali per permettere ai più giovani di conciliare lavoro, figli ecc.
L’isolamento degli anziani può fare male? Sicuramente SI. Sono ben descritte le ricadute negative sul piano psicologico e sono noti gli effetti irreversibili sul piano del deterioramento delle funzioni cerebrali. Inoltre la limitazione dell’attività fisica ha effetti importanti sulla salute. Questa primavera tutti abbiamo sperimentato gli effetti muscolo-scheletrici del cambiamento di livelli di attività fisica; gli effetti metabolici e cardiovascolari sono ben peggiori. Inoltre si avrebbero ricadute per il mancato/ritardato accesso alle prestazioni sanitarie.
L’epidemia, se isoliamo gli anziani, si arresta? Ovviamente NO; l’epidemia continuerà a diffondersi, producendo, solo in via teorica, meno morti. Avremo comunque molti casi gravi, che sovraccaricheranno gli ospedali, con il rischio di compromettere la qualità delle cure. Ed un’epidemia più diffusa non consentirebbe di evitare una diffusione incontrollata dell’infezione nei luoghi di cura.
Avremo l’effetto gregge? NO. Gli esperti ci hanno più volte spiegato che mancano le basi per ipotizzarlo. E chi ha fatto cose simili (Svezia) ha fallito.

Quindi limitarsi a “proteggere solo gli anziani ed i soggetti fragili” non è solo inutile, ma è dannoso.
Se vogliamo contenere davvero l’epidemia possiamo fare alcune cose:

Mobilità: pagare chi va a lavorare o va a scuola in bicicletta o a piedi; ci sono esperienze pre-Covid in nord Europa. Basta copiare. E rimborsare chi va a lavorare con mezzo proprio se la distanza è superiore ai 5-6 chilometri.
Trasporto pubblico: rafforzare e limitare ulteriormente la capienza. Sospendendolo se non si rispettano i limiti necessari per la prevenzione.
Scuola: uso della mascherina anche al banco. Ventilare le aule almeno 5 minuti/ora. Mascherine filtranti (FFP2) per gli insegnanti ed il personale. Educare a tenere le distanze, senza ossessioni ridicole sui centimetri di distanza.
Assistenza per chi è in isolamento o quarantena. Queste persone hanno il diritto di essere monitorate con almeno una telefonata al giorno. Se i medici di medicina generale possono sicuramente assistere i malati, gli asintomatici in isolamento e le persone con sintomi irrisori possono essere monitorate anche da personale non sanitario con un colloquio telefonico, guidato da una “check list”. Dove le ASL hanno carenza di organico, il personale, eventualmente volontario, può esser reperito con un bando in una settimana. E non è solo un diritto di chi è in isolamento o quarantena. Serve a non intasare gli ospedali.
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Il governo, dovrebbe anche agire per garantire un’informazione destinata ad un popolo adulto. I dati sull’epidemia non possono essere ridotti al numero di tamponi. E vanno spiegati. Così come devono essere spiegati i provvedimenti. Quelli adottati e quelli non attuati.

Carlo Proietti

1 commento

Unknown ha detto...

Da anziano concordo pienamente. Ed anche da non anziano