Covid, nove mesi di epidemia. Facciamo parlare i dati
Non possiamo smettere di ripetere che l’informazione sull’epidemia di Covid19 è carente. E i dati presentati quotidianamente non danno alcuna informazione utile e/o interessante. I complottismi non ci piacciono perché servono più che altro ad raccogliere un po’ di audience e magari un po’ di consenso. Così nelle ultime settimane, dopo i contributi delle scorsa primavera, abbiamo provato a trasformare i dati che vengono diffusi in informazioni. Utili magari anche solo a farsi domande migliori. E continuiamo a crede che l’informazione sia utile per la collettività, per la democrazia, ma in questo frangente, sia utile anche per ogni singolo, perché avere informazioni aiuta a stare meglio.
Con “Covid 19: perché in Germania si muore di meno?” abbiamo visto come in Italia l’epidemia di Covid19 è più intensa che in Germania e che la letalità è superiore. Ed abbiamo visto che le differenze non sono attribuibili a differenze di età tra i contagiati. Ed abbiamo anche constatato che nei primi 6 mesi di epidemia in Italia la mortalità generale è aumentata del 15%.
Poi, con “Covid 19 in Italia: ecco quello che ci dicono idati sulla popolazione” abbiamo confrontati i dati ISTAT sulla mortalità generale con quanto risulta dai report sul Covid19. E tra le tante cose abbiamo visto che nei primi 6 mesi di epidemia la mortalità generale registra un eccesso di 47.000 morti (il 15% di prima) contro i circa 35.532 morti attribuiti al Covid19. A significare che i morti da Covid19 purtroppo esistono e forse sono anche più di quanto risulti dai report giornalieri. Ma soprattutto che l’epidemia porta con sé anche eccessi di mortalità per altre cause.
Ed abbiamo visto come quel 15,1% di aumento della mortalità, corrisponde ad un aumento del 42,8 % se si considera la Lombardia e le province confinanti, mentre per il resto d’Italia l’aumento è stato del 4,6%.
Oggi vi regaliamo un po’ di informazioni estraibili dai report sull’epidemia di Covid19.
Prima abbiamo preso i totali di soggetti positivi
a fine di ogni mese di epidemia, e per differenza con il mese precedente,
abbiamo calcolato il numero di casi registrati nel mese.
Per rendere il dato più immediato, abbiamo aggregato i dati regionali in macro-aree per realizzare questo grafico
Ma i numero assoluti non rappresentano bene la realtà, così abbiamo calcolato , sui medesimi numeri, i tassi di incidenza per 100.000 residenti
Prima di passare ai dati di mortalità, possiamo osservare alcune cose.
✗ La frequenza della Covid19 è 8-9 volte superiore a
questa primavera. In particolare,
✗ al Sud e nelle Isole i casi oggi sono 20-25 volte
superiori a quelli di questa primavera,
✗ al Centro, nel Nord est e nel nord ovest la
frequenza è 8 – 9 volte superiore,
✗ In Lombardia la frequenza è quasi 5 volte
superiore,
✗ Una larga parte di questo aumento “deriva” da una
maggiore capacità di fare tamponi.
✗ Ma i dati evidenziano in tutta Itala un plateau
estivo da giugno ad agosto o metà settembre.
Per calcolare il numero di morti per Regione e per mese abbiamo proceduto con lo stesso criterio utilizzato per calcolare i casi di malattia.
N.B.: Nei report di giugno e
luglio per il Trentino e le Marche abbiamo lasciato il numero negativo,
derivante da correzioni di dati precedenti avvenute nel corso del mese
Ovviamente occorre anche in questo caso passare ai tassi di mortalità per 100.000 residenti
Tassi di mortalità / 100.000
per Covid19 osservati per mese e per
Regione
Cosa ci dice la mortalità da
Covid19?
Innanzi tutto che a novembre la mortalità in Italia è stata superiore rispetto ad aprile; questo si è verificato in tutta Italia, salvo che in Lombardia e nel Nord Ovest, ma anche qui con dati poco migliori rispetto ad aprile. Anche per la mortalità vediamo il plateau estivo, che si manifesta con un po’ di ritardo rispetto all’incidenza della malattia e si prolunga un po’ più a lungo. E, se riflettiamo su questo, ci rendiamo anche conto della latenza tra misure di contenimento ed effetti sulla mortalità, come si vede guardando i dati di ottobre e novembre.
Ed è anche il caso di ricordare che in “Covid 19 inItalia: ecco quello che ci dicono i dati sulla popolazione” si potevano vedere anche le variazioni di mortalità generale per ogni Regione (Tabella5). E risultava che nei primi 2 mesi dell’anno in tutte le Regioni si aveva una riduzione della mortalità generale, salvo che in Lombardia e in Trentino, dove a febbraio c’era già un incremento della mortalità generale. Occorrerà ovviamente che siano fatti approfondimenti sulle cause di morte, ma questi dati fanno ipotizzare che l’epidemia abbia già lasciato le sue tracce in Lombardia ed in Trentino, ma nel contempo i dati sembrano escludere effetti apprezzabili a gennaio.
Per cui, anche se la tesi che l’epidemia era già
ben presente nei mesi precedenti piace molto a chi vorrebbe scaricare le
proprie responsabilità, è più che credibile che l’epidemia non sia cominciata
prima di gennaio, lasciando tracce apprezzabili nella mortalità da febbraio.
Domani, con un altro post, proviamo anche a riflettere sulla letalità (apparente) della Covid19. Sperando che un aspetto tragico, possa comunque darci un po’ più di ottimismo.
Ma prima vorrei richiamare la vostra attenzione sul picco di mortalità di marzo in Lombardia. Il tasso di mortalità elevatissimo osservato in marzo in Lombardia è ciò che si vuole evitare con le misure di contenimento. E gli interventi di fine ottobre / inizio novembre sono serviti a limitare una mortalità che a novembre è stata comunque drammaticamente alta.
Possiamo chiederci se dati successivi indichino
inefficienze e responsabilità. Ma questa è un’altra storia. Al momento ricordiamoci
che per noi fortunati occidentali, l’epidemia Covid19 è il più drammatico
fenomeno sanitario degli ultimi 100 anni.
Carlo Proietti
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