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Covid19: anche la letalità va molto meglio. Se non diamo ascolto ai pifferai

Concludiamo con il quarto post il racconto delle informazioni che si possono produrre con i (pochi) dati che vengono routinariamente diffusi sull’epidemia. Dopo “9 mesi di epidemia: cosa si vede se si fa parlare i dati” proviamo a capire qualcosa in più sulla letalità.
Argomento particolarmente tragico, ma che ci da anche buone notizie.
Come ci è stato ripetuto tante volte, la letalità è il rapporto tra morti e persone malate. E, con l’epidemia abbiamo imparato che quella che si vede è la “letalità apparente”.
Per un verso sappiamo che non tutti i casi di Covid19 sono individuati con i tamponi. In primavera si ipotizzava che con i tamponi si individuasse 1 caso su 6, dato sostanzialmente confermato dai test sierologici. Oggi sicuramente la quota di casi individuati con i tamponi è molto superiore.
Per altro verso anche i decessi possono non essere attributi correttamente; abbiamo visto che nel semestre marzo - agosto l’aumento di mortalità generale è stato superiore alla mortalità attribuita a Covid19. Una parte di questo aumento è da attribuire ad altre patologie acute non trattate adeguatamente, ma una parte è ragionevolmente da attribuire alla Covid19.
Tenendo a mente questi aspetti, la letalità da Covid19 può fornire si possono trarre alcune informazioni interessanti.
I dati di letalità riportati nella tabella sono i dati di letalità calcolati all’ultimo giorno del mese sulla base della totalità dei casi e dei decessi da inizio epidemia. 


Letalità apparente per mese e per Regione

N.B.: il dato di letalità riportato corrisponde alla letalità all’ultimo giorno di ogni mese. Con letalità calcolata al totale dei casi e dei decessi da inizio epidemia


Come vediamo la letalità prima è salita (i decessi non avvengono subito) poi è calata in tutta Italia. E si è passati da oltre il 14% di letalità ad un 3,5%, E si vede anche come l’epidemia in controllata ha portato in Lombardia fino a più del 20% di letalità. Tanto per ricordare di nuovo a cosa servono le misure di contenimento.
Il 3,5% di letalità è un dato medio con forti differente per classi di età, con un valore che cresce in modo impressionante dai 50 - 60 anni in su,per diventare molto alto per le classi di età successive.
La tabella che segue riporta la letalità per classe di età secondo l’Istituto Superiore di Sanità nel rapporto del 4 dicembre scorso

Se però prendiamo il numero di casi ed il numero di decessi del periodo 1° agosto – 30 novembre 2020 e calcoliamo la letalità abbiamo un dato impreciso, ma più aggiornato. L’imprecisione è modesta, perché al 31 luglio erano poco più di 12mila i casi di positività in Italia. Considerata l’evoluzione successiva, poca cosa. E così otteniamo i risultati riportati nel grafico:

Vediamo che la letalità media stimabile in via grossolana per gli ultimi 4 mesi di epidemia è stata del 1,5% a livello nazionale. Un quadro significativamente migliore in confronto al dato calcolato sull’intera epidemia. Ovviamente il dato dipende della capacità di individuare casi, ma evidenzia anche un sicuro miglioramento degli esiti della Covid19,
Insomma, abbiamo tanti motivi per esser un po’ più sereni, e continuare a tenere alti i livelli di attenzione. Perché gli sforzi di tutti pagano

Carlo Proietti



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