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Coronavirus e lavoro: un breve vademecum per chi lavora fuori casa

Il Governo per ora ha scelto di non sospendere le attività produttive a causa dell’epidemia di Coronavirus.
Quanto ciò risponda a esigenze aziendali e/o corrisponda anche ad interesse dei dipendenti è un tema complesso e il dibattito, anche sui media, si sviluppa più su un piano etico che su un piano pratico.
Sicuramente le imprese non possono nascondersi dietro un dito ed attuare misure di tutela della salute dei lavoratori parziali.
La prevenzione dei rischi di contagio da Coronavirus richiede misure organizzative che fino a prova contraria possono essere applicate in tutti i luoghi di lavoro. I DPI necessari sono comunque disponibili in molti ambienti produttivi.
Proviamo quindi a riflettere su cosa è necessario fare per il Coronavirus in assenza per evitare i rischi di contagio da Coronavirus ( o per ridurli a quelli della popolazione generale), in assenza di sospensione delle attività produttive:
  1. Informazione sui rischi e sulle misure di tutela. Tutti i lavoratori hanno il diritto di essere informati adeguatamente sulle misure messe in atto. E’ necessario che sia un processo bidirezionale; i datori di lavoro devono anche ascoltare i lavoratori, sia per recepire proposte, sia per garantire la tranquillità a tutti. E’ giusto preoccuparsi. Preoccuparsi significa occuparsene prima. Quindi vuol dire prevenzione.
  2. Corretta informazione. La corretta informazione porta a risultati se non si minimizzano (o ancor peggio si negano …) i rischi. Un corollario è che si operi in modo coerente con quanto comunicato;
  3. Luoghi a rischio. Le mense/refettori, gli spogliatoi, i bagni, sono luoghi critici che devono essere gestiti correttamente e sanificati regolarmente.
  4. Mense e refettettori. Occorre scaglionare gli accessi per garantire il mantenimento delle distanze di sicurezza tra le persone. In molte situazioni sarà necessario che l'azienda preveda tempi (moderatamente) più lunghi per i pasti, per evitare affollamento nelle code. Deve essere garantita la ventilazione naturale; tendenzialmente le finestre devono restare aperte. Se gli accessi sono scaglionati, occorre sanificare anche tra i turni di accesso. All’uscita lavaggio delle mani per 1 minuto, anche solo con sapone.
  5. Servizi igienici. In relazione alle caratteristiche dei locali, deve essere regolato l’accesso per evitare contatti o vigilanza stretta tra persone. Sanificazione periodica durante la giornata. Garantire la ventilazione naturale con il mantenimento delle finestre
  6. Spogliatoi. Le dimensioni degli spogliatoi sono sempre limitate e non garantiscono il mantenimento di condizioni idonee alla prevenzione del contagio da Coronavirus. Non si possono quindi mantenere le modalità di accesso abituali. Occorre scaglionare l’accesso sia in entrata, sia in uscita. Deve essere ottimizzata la ventilazione naturale con il mantenimento delle finestre sempre aperte. Sanificazione periodica
  7. Zone fumatori. Le zone fumatori chiuse, con ventilazione artificiale (e riciclo dell’aria) devono essere chiuse. O non si fuma, o, fuori norma, si fuma all'aperto.
  8. Reparti produttivi. Quasi sempre negli ambienti produttivi (industriali, ma anche artigianali) le distanze tra lavoratori sono elevate. Il rischio di esposizione si può avere nelle interazioni ravvicinate tra lavoratori. Di solito è possibile mantenere distanze superiori a 2 metri ed evitare contatti fisici. Quando ciò non è possibile servono i DPI (mascherine FFP2, guanti.). Occorre che organizzazione del lavoro e stili individuali garantiscano l’effettivo uso dei DPI. In caso di contatti accidentali, è bene lavarsi con acqua e sapone. Può essere una cautela superflua, ma è un picciolo sforzo che è opportuno fare.
  9. Per alcune mansioni possono aversi frequenti interazioni tra persone con distanze inferiori ai 2 metri. Questi lavori devono essere riprogettati (non dimenticando le esigenze di sicurezza abituali). I soli DPI (mascherine FFP2, Guanti) garantiscono la protezione dei lavoratori, ma da sempre sono noti i limiti dell’uso dei DPI, la cui efficacia effettiva è condizionata da molti fattori.
  10. Magazzini. Valgono le considerazioni fatte per gli ambienti produttivi.
  11. Cosa fare se c’è un lavoratore positivo. Ovviamente non è sufficiente sanificare. Se è possibile ricostruire i contatti “stretti”del lavoratore nell'ambiente di lavoro, solo queste presone dovranno essere in isolamento cautelativo. Nel caso non sia possibile ricostruire i contatti, valutate le condizioni di lavoro, è necessario allargare il numero di soggetti da porre in isolamento..
  12. Non idonei da Coronavirus: la non idoneità alla mansione deriva dalle caratteristiche della mansione e dalla condizioni del lavoratore. E’ necessario il medico competente; sono rilevanti le condizioni di salute della persona ed eventualmente l’età. Occorre ance considerare eventuali famigliari conviventi con patologie rilevanti.

Carlo PROIETTI
Specialista in Medicina del Lavoro
Dirigente S.PRE.S.A.L. in pensione

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