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Multisala: fra ricorsi e sospetti il film si fa horror

Vedendo ciò che sta accadendo sottotraccia e nel silenzio generale, verrebbe proprio da dire che a
Grugliasco la storia se la sono dimenticata, se mai l’hanno studiata…
Trentacinque anni fa l’amministrazione di sinistra della città, con potenti manovratori fuori,  proponeva al Consiglio comunale una variante al Piano regolatore entrato in vigore solo due anni prima, nel 1982. Si trattava di modificare la destinazione d’uso di un’area al confine con Torino: nel Piano regolatore era classificata come area agricola, la trasformazione la riclassificava come Area per Terziario avanzato, abbreviato in “Area T”. Quella della Shopville Le Gru.
I movimenti intorno a quell’area erano cominciati già prima, c’era chi sapeva in anticipo delle intenzioni dell’Amministrazione e partirono le operazioni speculative che sempre si verificano ogni volta che un’area di scarso valore diventa improvvisamente appetitosa. Di quello che successe dopo, dello scandalo collegato alla realizzazione della Shopville in tanti si sono occupati, ci torneremo. Ciò che sembra incredibile è che, almeno all’apparenza, l’amministrazione comunale oggi in carica abbia confezionato una vicenda che sembra la brutta copia di quella che abbiamo richiamato. Riguarda la riqualificazione dell’area e la costruzione di una multisala in corrispondenza del rudere della Cascina Armano. Di questa storia ne sentirete ancora delle belle, scusate se vi impegneremo più del solito in una lettura faticosa, ma è davvero molto complessa, travalica i confini grugliaschesi e registra un groviglio di azioni e di interessi complicati.
A fine gennaio 2019, in una conferenza stampa ben coperta dai mass-media, sindaco e privati lanciano il mega progetto di cui ci siamo altrove occupati (leggi qui e anche qui). Fra i privati c’è anche il gestore del cinema Massaua che presenta un progetto grandioso di multisala cinematografica (14 sale, ristorante e il solito corollario di attività di mechandising collegato), senza che il Comune spieghi perché proprio lui e non un altro (inteso come gestore di cinema), come se fosse l’unico investitore possibile e presente sulla piazza. 
Su questo aspetto specifico i consiglieri di Grugliasco Democratica interrogheranno l’assessore competente per sapere come mai il Comune – se intendeva realizzare un progetto di questa natura – non ha esperito un bando pubblico chiedendo a tutti soggetti interessati di presentare offerte, proposte e progetti. L’assessore ha risposto che quelli in pista avevano la titolarità delle aree, dunque avevano tutte le carte in regola per trattare direttamente col Comune. Già, chissà chi altri sapeva cosa stava succedendo intorno al rudere e come sia possibile che quel rudere generi una multisala di questa portata... 
Per questo abbiamo deciso di ricostruire questa vicenda con l’ausilio degli atti ufficiali: Ecco qua:
Il 20 dicembre 2017 (prot. 53451) arriva al Sindaco e all’assessore una lettera (leggi qui)in cui il sig. Simone Castagno, a nome della “Multiservice Consulting srl”, con sede in Piazza Massaua 9 a Torino, manifesta l’intenzione di insediare una multisala sul territorio di Grugliasco. Si capisce dal contenuto della lettera che i contatti fra Multiservice Consulting e amministrazione e uffici del comune vanno avanti da tempo; si capisce anche che la proprietà delle aree – indicate e definite esattamente nella lettera insieme alla constatazione che il PRGC andrà modificato – non è loro. Le aree sono, anzi erano, della società Torre Lesna e della CO.IM.PRE s.a.s., entrambe coinvolte da procedure di fallimento dettagliatamente descritte nella presentazione del masterplan (leggi qui). Dunque, la Multiservice Consulting (classificata come gestore cinematografico nel Registro delle imprese) chiede al Comune la disponibilità a operare una variante al suo Piano Regolatore sulla base di un’iniziativa che non ha a quel momento titolo di realizzare perché non è nemmeno proprietaria dei terreni o, almeno, mandataria dei proprietari degli stessi.
Passano i mesi e il il 26 giugno 2018 (prot. 30448) arriva al Comune un’altra lettera (leggi qui), firmata stavolta dall’ing. Giorgio Castagno (forse un parente del primo), in qualità di Amministratore Unico di una società di cui prima non si aveva traccia: si tratta della SOGI Srl, costituita (lo dice la lettera) per l’attuazione del progetto.
Scrive, fra l’altro, l'amministratore unico della SOGI “[…] Tutto ciò premesso, con la presente intendiamo presentarvi la nostra proposta di masterplan preliminare, predisposta seguendo le indicazioni e le richieste da Voi manifestate durante le riunioni, gli incontri e i tavoli di confronto intercorsi con Voi amministratori e con i Vostri uffici Tecnici al fine di realizzare un intervento di interesse pubblico che possa massimizzare i benefici alla popolazione del Vostro Comune e dei Comuni limitrofi […]”. Conclude chiedendo un riscontro alla proposta progettuale.
Dopo solo 8 giorni il dirigente del Settore Urbanistica del Comune e l’assessore delegato rispondono (prot. 31179, leggi qui) ricapitolando i passaggi necessari a che la variante si concretizzi e con essa l’investimento desiderato. Concludono così: “Si evidenzia infine che la proposta dovrà essere sottoscritta da tutte le proprietà delle aree interessate o, in alternativa, dovrà essere presentata idonea documentazione comprovante la loro condivisione della proposta stessa”. Dunque, mesi e mesi dopo gli uffici si accorgono che una società sta trattando con loro per un’operazione su aree di cui non solo non possiede la proprietà, ma di cui non risultano neppure atti ufficiali di cointeressamento da parte dei proprietari effettivi.
SOGI Srl risponde prontamente il 16 luglio 2018 (prot. 33348, leggi qui) scrivendo, fra le altre cose: “Riteniamo doveroso precisare che la bozza di masterplan allegata è stata condivisa con tutti i soggetti coinvolti in qualità di proprietari delle aree interessate dall’intervento ipotizzato e che la presentazione della proposta di masterplan definitivo sarà sottoscritta da tutte le parti (cosa che non avverrà)”. Dunque, ancora niente di ufficiale. Il giorno dopo SOGI srl manderà anche il parere di un professionista incaricato della perizia di Cascina Armano (leggi qui).
Tre giorni dopo, è il 19 luglio 2018, così scrive il Comune a SOGI: “Facendo seguito alla Vs. comunicazione del 6/7/2018 (ns prot. 31935 del 9/7/18), nonché a quella successiva del 17/7/2018 (ns. prot. 33822 del 18/7/18), si prende atto dell'acquisizione, da parte di Codesta Società, del complesso immobiliare denominato “Cascina Armano”, come da atto di rogito trasmesso in copia” (lettera completa). Dunque SOGI non ha – come indicato precedentemente - acquisito il consenso dei proprietari delle aree all’operazione e alla richiesta di variante al comune. Le aree se le è comprate (lo comunica il 10 luglio con lettera protocollata, leggi qui), dopo aver forse ottenuto la “sicurezza” che una variante al piano avrebbe permesso ciò che prima non si poteva fare.
Arriviamo così a gennaio di quest’anno e alla conferenza stampa di presentazione del progetto di cui
abbiamo scritto. Il clamore mediatico porta finalmente a conoscenza dell’intendimento del Comune anche altri soggetti economici interessati. Che si incazzano. Ancora di più quando il Consiglio comunale, nella seduta del 5 febbraio 2019 con la sua delibera n. 5 approva degli indirizzi che nei fatti consegnano nelle mani di un operatore economico un progetto importante e pieno di ostacoli (li vedremo nei prossimi giorni), senza alcuna procedura di evidenza pubblica.
Così matura il ricorso al TAR di una società concorrente di SOGI srl. Si chiama MARGI srl e di gestione di cinema se ne intende e se ne interessa. Il ricorso chiede l’annullamento della delibera del Consiglio comunale e getta pesanti ombre sulla trasparenza con cui l’operazione è stata gestita fin qui oltre che sull’attendibilità delle risposte che l’amministrazione comunale e gli uffici hanno fornito ai rilievi mossi anche successivamente all’adozione della delibera stessa (il testo del ricorso è qui).
E’ evidente che si tratta solo di una puntata di una storia che si colora sempre più di giallo e di nero ogni giorno che passa, sia sul piano della legittimità degli atti adottati, ma soprattutto su pratiche che credevamo consegnate alla storia e alle cronache giornalistiche degli scandali del passato. Alla prossima puntata.

Claudio Cerruti
Carlo Proietti
Mariano Turigliatto

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