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Teleriscaldamento e consultazione ARERA per tariffe trasparenti: cosa ne pensa Grugliasco Democratica

L'esplosione dei costi dell'energia ha fatto scoppiare anche le bollette del teleriscaldamento. Condomini in rivolta, anche a Grugliasco, comitati di utenti che chiedono chiarezza e vogliono sapere come mai con il teleriscaldamento si spende di più. L'Autorità per l'Energia e le Reti ha varato una consultazione per cominciare a mettere ordine in questa giungla, a partire dai criteri con cui vengono stabilite le tariffe. Grugliasco Democratica ha mandato il suo contributo per cercare di cambiare le cose. Abbiamo chiesto a Carlo Proietti, consigliere comunale di Grugliasco Democratica, di spiegarci che cosa ha scritto ad ARERA.

Il teleriscaldamento è una soluzione positiva?

Se per teleriscaldamento intendiamo l’uso del calore che le centrali termoelettriche altrimenti disperderebbero, sì, allora il teleriscaldamento è un’ottima soluzione. E’ uno dei tanti esempi che dimostrano che gli interventi per l’ambiente e gli interessi delle persone vanno a braccetto. Più correttamente, “potrebbero andare a braccetto”.

Scaldare con il teleriscaldamento costa di più o costa di meno che scaldare con una caldaia a gas a condensazione?

Le centrali di cogenerazione producono elettricità e calore che si può (deve) utilizzare per la climatizzazione degli ambienti. Quindi con la stessa quantità di metano si produce elettricità, oltre che la sola acqua calda come con la caldaia condominiale. L’elettricità viene venduta, quindi il teleriscaldamento costa (può costare) meno. 

Certo ci sono spese per costruire le condotte, per pompare l’acqua calda e ci sono dispersioni termiche. Questi fatti limitano (devono limitare) la distanza tra il luogo di produzione del calore ed il luogo in cui lo si utilizza.

Per stabilire fino a che distanza è conveniente il teleriscaldamento occorre fare un bilancio ecologico / energetico. Non un bilancio economico. Perché se si gioca con le tariffe si può portare ovunque il teleriscaldamento. E a pagare sono i cittadini.

Ci sono altre fonti a cui attingere per il teleriscaldamento?

C’è il calore disperso dagli impianti industriali.  L’uso dei cascami di calore è importante, ma anche qui occorre un bilancio ecologico. I cascami termici dovrebbero in primo luogo essere utilizzati nel sito di produzione. Non sto a ripetere i motivi. Però, spiace dirlo, serve una normativa. Perché? Perché occorre evitare che dopando le tariffe si porti il teleriscaldamento alimentato da cascami termini a distanze irragionevoli sotto il profilo ambientale.

Anche gli inceneritori alimentano il teleriscaldamento. Va bene?

Gli inceneritori (evitiamo di chiamarli vezzosamente “termovalorizzarori”, termine che induce confusione) alimentano il teleriscaldamento in svariate situazioni. 

Dire se va bene o se va male, è una questione complessa. Se partiamo dall’idea che i rifiuti sono necessariamente prodotti e non ci sono altre vie di smaltimento dei rifiuti, è razionale utilizzare il calore dell’inceneritore per il teleriscaldamento.  Ed è il motivo per cui gli inceneritori andrebbero costruiti nell’agglomerato urbano.  

Ma è vero che i rifiuti debbano essere necessariamente prodotti? 

Evidentemente no. Ora, è chiaro che non possiamo uscire dalla produzione di rifiuti in 10 o 20 anni. Ma possiamo diminuirne di molto la produzione. E se ne diminuiamo di molto la produzione, diventano una fonte incerta per il teleriscaldamento. Ma produrre rifiuti paradossalmente fa crescere il PIL: con le attività di smaltimento dei rifiuti (inceneritore) e poi con il teleriscaldamento da rifiuti. 

E - visto che i profitti sono grossi - gli inceneritori diventano un formidabile ostacolo alla riduzione dei rifiuti. Sarebbe diverso se un inceneritore fosse pubblico, gestito da una società pubblica (non da una spa che deve fare profitti) che avesse l’obiettivo di tutelare l’ambiente ed i cittadini.

Ma ricordiamoci che per lo smaltimento finale, esistono alternative alla combustione.   

OK, ma così andiamo lontano. E’ vero che le tariffe del riscaldamento paradossalmente sono superiori ai costi del riscaldamento con caldaia condominiale?

Si. Non lo dico io, lo dice l’indagine di ARERA. Ma non è tanto paradossale. Le aziende che gestiscono il teleriscaldamento applicano tariffe altissime. La maggioranza delle azioni di queste società sovente è in mano ai Comuni o altri Enti pubblici, che però si guardano bene dal sollecitare / imporre un’altra politica tariffaria. Ma non è “paradossale” che le tariffe del teleriscaldamento siano elevate.

Teniamo conto che il teleriscaldamento è un “monopolio naturale” e chi è allacciato ha enormi difficoltà (e costi) se vuole distaccarsi.

Ma non basta. Per esempio, il teleriscaldamento torinese è in mano a IREN Energia. Anche TRM (la società che gestisce l’inceneritore del Gerbido) è in mano a IREN Energia.

Quando si tratta di stabilire il prezzo del calore che TRM cede alla rete di teleriscaldamento, la trattativa nella pratica avviene tra IREN Energia ed IREN Energia. E voi vi stupite che il calore sia venduto ad un prezzo molto elevato? Tanto alla fine il costo del calore è pagato dai cittadini allacciati al teleriscaldamento. 

Quindi cosa occorre fare per il teleriscaldamento?

A breve termine occorre che le tariffe del teleriscaldamento siano sottoposte a regole severe. Non si tratta di impedire profitti alle Spa che operano nel settore, ma ridurli a livelli ragionevoli. Ricordiamoci che queste aziende operano in un regime di monopolio. 

Un impianto di cogenerazione fa il suo profitto vendendo energia elettrica (sul libero mercato). Il recupero del calore comporta spese per gli impianti (costruzione, gestione, energia, …) e dovrebbero essere solo queste le spese che ricadono sugli utenti del teleriscaldamento. E’ quindi credibile che il costo del teleriscaldamento possa essere circa la metà del costo del riscaldamento con caldaia a gas.

E a lungo termine?

A lungo termine serve una riflessione ben più profonda. Così come per altri servizi pubblici, il teleriscaldamento dovrebbe essere gestito da società pubbliche (comunali, consortili…).  Il mito della “cattiva gestione” delle società pubbliche ha solide radici. Ma sono radici che si alimentano in regole inadeguate che possono essere cambiate. 

In ogni caso non è possibile dare in mano a delle Spa, che per loro natura devono fare (più) profitti dei servizi pubblici, senza che gli Enti locali possano controllare e determinare i costi dei servizi.

E cosa accadrà con la consultazione pubblica di ARERA sulle tariffe del teleriscaldamento?

Grugliasco Democratica ha ritenuto di dare un suo contributo. Intendiamoci è un contributo che deriva dal confronto con molti soggetti, a partire dai comitati dei cittadini teleriscaldati, che a loro volta hanno presentato le loro osservazioni e critiche.

Migliorerà qualcosa? Probabilmente si, anche se non molto. Probabilmente ci sarà una forte spinta per poter continuare come negli anni passati, continuando a spennare i cittadini e far fare utili ai gestori del teleriscaldamento. Insomma, ci attende un percorso irto di trappole, e servirà molto impegno da parte di tutti. C’è da temere che possa essere un tema pesante per la campagna elettorale per le prossime elezioni politiche.

Ci sono altri nodi relativi al teleriscaldamento?

Occorre una riflessione sulle case di edilizia popolare. Ma di questo parliamo un altro giorno.  E poi vale la pena di riflettere sulla vicenda grugliaschese di cessione della rete di teleriscaldamento a IREN energia. Ma conviene fare un passo per volta.

RELAZIONE DI ARERA                                     CONTRIBUTO DI GRUGLIASCO DEMOCRATICA

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