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Un crimine contro l'umanità


di Maurizio Ricci (La Repubblica)

L'inflazione alimentare nei paesi emergenti è doppia che nel resto del mondo Secondo il rapporto Onu, 854 milioni di individui nel mondo soffrono la fame.
Aveva ragione Fidel Castro e torto George Bush: la corsa al granturco per produrre ecobenzina colpisce drammaticamente i poveri. A dirlo, ora, è l'Onu. "Un crimine contro l'umanità" l'ha definita Jean Ziegler, l'inviato speciale Onu per "il diritto al cibo".

Una definizione di una violenza insolita, studiata, probabilmente, per catturare i titoli dei giornali e attirare l'attenzione sugli effetti che l'impennata dei prezzi agricoli - determinata, almeno in parte, dal boom dell'etanolo - sta avendo sui paesi più poveri, dove anche limitate oscillazioni dei prezzi del cibo possono spostare il confine della fame. I dati del Fondo monetario internazionale confermano, infatti, che, in media, nel mondo, i prezzi del cibo hanno subito una brusca accelerazione: rispetto all'anno precedente, nei primi quattro mesi del 2006 l'aumento risultava del 3%. Nei primi quattro mesi del 2007 è stato del 4,5%.
Ma questa è una media mondiale. Nei paesi emergenti, la cosiddetta inflazione alimentare è stata del 9%. Ma non basta questo scarto a spiegare perché il dramma del rincaro del cibo si concentri sui paesi più poveri. Più una società è povera, infatti, più alta è la quota di spesa destinata agli alimenti. Un consumatore americano spende il 10% del suo budget quotidiano per mangiare. Un cinese il 30%. Nell'Africa subsahariana il 60%.
E, per questo motivo, gli effetti si irradiano in modo diverso... (continua)

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