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Il sindaco e lo smarthphone: vi sta bene

"Ve lo dico chiaro: il mio parere è negativo su tutte le vostre proposte", ha detto più o meno così il sindaco fresco di rielezione a un consiglio comunale riunito lunedì sera, 16 ottobre. In linea con l'arroganza di cui ha già dato prova, perfino quando scoperto a non pagare la spazzatura. A chi non volesse credere che sia possibile che il sindaco agisca così, suggeriamo la visione dello streaming della seduta del Consiglio comunale qui. Lo vedrà anche stravaccato sulla sedia a giocare con lo smartphone. Il rispetto delle istituzioni.
All'ordine del giorno della seduta alcune interrogazioni presentate anche da Grugliasco Democratica, risposte non sempre pertinenti e viziate, come al solito, dai tentativi del sindaco di attribuire agli interroganti intenzioni censurabili. Niente di nuovo.
Al secondo punto l'approvazione delle "Linee programmatiche per il mandato 2017-2022", vale a dire la lista delle cose che l'amministrazione farà nei prossimi cinque anni di mandato. Proprio per consentire al sindaco appena eletto di  modificare e integrare il suo programma con suggestioni e proposte che vengono dall'opposizione o che sono maturate dopo le elezioni, la legge e il regolamento comunale prevedono che si possano presentare degli emendamenti al programma e che il Consiglio comunale li discuta e li voti.
Solo il gruppo consiliare di Grugliasco Democratica ha presentato emendamenti. In tutto 147  proposte di correzione e miglioramento del programma.  Si è offerta fin da subito la disponibilità a discutere con la maggioranza per concordare modalità di discussione che la rendessero più comprensibile e facessero risparmiare tempo. Per 15 giorni la maggioranza non ha fatto alcuna proposta.  Quando infine ci si è trovati, la proposta consisteva in un foglio anonimo con 56 numeri, che a detta dei latori indicavano gli emendamenti su cui la maggioranza (e l’amministrazione) intendeva esprimere un voto favorevole. La contropartita? Ritirarne altrettanti. O almeno 40! ….
Il tutto avrebbe dovuto avere la forma di un maxi emendamento che eliminava dal piatto un bel po' di emendamenti, accorciando i tempi e razionalizzando la discussione di quelli sopravvissuti. Il consiglieri di GD avevano qualche dubbio sulla fattibilità e hanno preso tempo per ragionarne col gruppo.
Comunque un canale di dialogo sembrava aperto...   e il giorno dopo i consiglieri di GD formulano una controproposta che andava nella direzione ipotizzata. Nessuna risposta, fino all’inizio del consiglio comunale di lunedì 16 ottobre. Chiusura totale, sfoggio di arroganza e autosufficienza.
Oltretutto gli emendamenti che l’amministrazione sembrava propensa ad approvare  erano quelli “che fanno fine, ma non impegnano” e quelli che davano chiarezza al loro testo. Così, in un clima di discussione che si presentava come “tipicamente grugliaschese” c’è stata un’interruzione per una ulteriore discussione ristretta: colpa nostra se loro non avevano predisposto un maxi emendamento. E via dicendo... il solito!
I consiglieri di GD hanno spiegato loro che era impossibile non seguire le regole e che avrebbero eliminato gli emendamenti su cui si conveniva a mano a mano che sarebbero stati posti in discussione, ritirandoli.
La risposta della maggioranza?  Che “Loro non si fidavano!”. Considerato l’approccio a cui siamo – ahimé - abituati, la cosa non può essere considerata offensiva. Ma fa riflettere su come ragionano abitualmente tra di loro. Insomma discussione chiusa!
O meglio, con la ripresa del consiglio comunale, è arrivata la dichiarazione del sindaco che apre questo post. Possiamo per ora risparmiarci i dettagli con cui il sindaco tentava di non assumersi la responsabilità di quanto detto e nello stesso tempo lo confermava. Visto che era un’affermazione avventata, abbiamo voluto testarla, avviando la discussione sui primi 18 emendamenti. Nessuna risposta da parte dei consiglieri. Nessuna risposta da parte del sindaco (in contrasto con il regolamento che prevede una replica dell’amministrazione).
E così, in alcuni casi, il sindaco neanche votava, tanto era impegnato a smanettare compulsivamente il suo smartphone. Singoli interventi tanto privi di stile quanto non pertinenti da parte di un paio di consiglieri, per il resto chiacchiericcio, boccacce, interruzioni, ridacchiamenti. Chi non ci crede, vada a vedere!
E così, verificato che “i consiglieri non erano telecomandati dal sindaco e ragionavano ciascuno con la sua testa” – come affermato in una sua reprimenda da tal Soncin (PD) – avendo verificato che questa era la scelta dell’amministrazione che evidentemente non si sentiva di affrontare una discussione che entrasse nel merito delle scelte di programma, abbiamo ritirato i restanti 129 emendamenti ( … perché in realtà erano 147…)Dunque un canale di dialogo sembrava aperto... salvo che tutto è finito lì. A ribadire che nulla è cambiato, la dichiarazione del sindaco ha rimesso le cose a posto: guai a fare proposte, guai esprimere opinioni e considerazioni per migliorare (almeno nelle parole) il governo della città. I suoi squadristi - fra i quelli ha brillato per ferocia tal Lopedote, la volta scorsa eletto nella lista di destra, quest'anno di nuovo in Consiglio con la lista della lampadina, quella che non è della parrocchia! -  a sbuffare, fare boccacce, interrompere, insomma a trasformare l'istituzione democratica in un mussoliniano "bivacco di manipoli" con l'evidente imbarazzo dei nuovi consiglieri, poco avezzi a questo stile.
In verità la seduta del Consiglio comunaleè andata avanti con l'approvazione di una mozione che esaltava l'antifascismo - quello di facciata, non quello che prevarica l'altro, che trasforma l'istituzione in un suk e le adopera per affermare la povertà di argomentazioni e la sistematica elusione del dialogo - poi tutti a casa. Poco oltre la mezzanotte, così oggi i consiglieri lavoratori dipendenti possono fare festa a spese dei loro elettori.
Lou Anne