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Teleriscaldamento: scoppia la bolletta. Nasce il Comitato (di Giusy Alì)

A Torino e nei Comuni limitrofi va estendendosi la lotta di larghi strati della popolazione contro il caro teleriscaldamento che, da fine gennaio 2022, ha visto nascere comitati di lotta spontanei confluiti recentemente in un unico Comitato Teleriscaldati della Città metropolitana di Torino. I lavoratori con redditi che superano la soglia della povertà, posti in sofferenza dalle rate aggiuntive richieste per sostenere gli aumenti tariffa del teleriscaldamento imposti da Iren, si vedono rapinare fette sempre più consistenti del proprio salario dai rincari della tariffa. Iren detiene il monopolio esclusivo della rete, della gestione e della distribuzione del teleriscaldamento grazie alle concessioni offerte dai Comuni della Città metropolitana, ivi compresa la gestione e la distribuzione di quello che la legge configura come un servizio pubblico essenziale per la collettività.

Chi sono i teleriscaldati? La maggioranza è costituita da infermieri, operai, insegnanti, commessi, impiegati, autisti, addetti alla logistica, precari, e/o altri lavoratori dipendenti ai quali si aggiungono le partite  IVA, gli ambulanti e i commercianti strozzati dal caro bollette. Un rincaro della tariffa applicato già dal  2021 e una tariffa che non è mai stata regolamentata da Arera, l’Autorità deputata alla regolamentazione delle tariffe energetiche, compresa quella del teleriscaldamento che, iniquamente, è stata equiparata a quella del gas naturale malgrado il teleriscaldamento utilizzi il calore (cosiddetto cascame termico) degli impianti di cogenerazione di produzione dell’energia elettrica, del termovalorizzatore, dei processi industriali ecc. Il calore prodotto viene recuperato e veicolato con un fluido vettore (acqua calda) negli edifici delle città (altrimenti andrebbe disperso nell’aria, nella terra o nei fiumi).

I lavoratori si rendono consapevoli di quanto sta accadendo al proprio portafoglio col carovita e il caro-bollette e cercano di contrastare il fenomeno sottoscrivendo una petizione ed autosospendendo spontaneamente il pagamento. Al rincaro del teleriscaldamento si aggiunge la speculazione in essere che riguarda un po' tutte le tariffe energetiche. Si scopre l’autorganizzazione e nascono comitati spontanei contro il  caro tariffa teleriscaldamento perché “siamo stanchi di pagare”. La protesta organizzata consente di ritrovarsi in piazza uniti sullo stesso obiettivo malgrado le mille frammentazioni dei luoghi di lavoro. Se da una parte il caro bollette mira a strangolare le famiglie dei lavoratori, dall’altro esse hanno intrapreso un cammino di lotta maturando la consapevolezza che solo scendendo in piazza si può determinare una inversione di tendenza. A tal fine è necessario essere numerosi per portare avanti le richieste di calmierazione delle bollette. In parallelo, per avversare il carovita generalizzato, occorre aggiungere capacità per imporre forti aumenti salariali sui luoghi di lavoro, ripristinando la scala mobile alla quale agganciare salari e pensioni. 

Il cuore pulsante del Comitato Teleriscaldati della Città metropolitana di Torino è stato il quartiere delle Vallette ma la volontà di protesta è generale ed è percepita in ogni quartiere e Comune limitrofo dell’hinterland torinese che si riesca a raggiungere con un banchetto informativo, la raccolta firme per la petizione e l’autosospensione dal pagamento. 

Con chi abbiamo a che fare? Con le multiutility che sono società per azioni che gestiscono ed erogano due o più servizi pubblici essenziali che fino a circa tre decenni fa erano stati diretti dalla pubblica amministrazione (Stato, Regione, Enti locali). A partire dagli anni ’80-’90, in Italia, si è spinto innanzi un processo di privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi pubblici. Ricordiamo che avevamo l’Acquedotto Municipale, l’Azienda elettrica municipale, l’azienda dei trasporti municipale, le Poste statali, la Sip, le piscine comunali, le Aziende di promozione turistica, IRI, ecc. Lo Stato o i Comuni erogavano direttamente i servizi pubblici per la collettività adottando tariffe accessibili poiché servivano la comunità e le Amministrazioni pubbliche non erano state ancora aziendalizzate e orientate a fare profitti. La gestione dei servizi pubblici essenziali era in mano alle Pubbliche Amministrazioni che fissavano le tariffe in base ai costi complessivi (personale, attrezzature, locali, spese di esercizio e manutenzione, eventuali accantonamenti per investimenti). Le tariffe di questi servizi erano contenute e sostenibili. Dagli anni ’80, lo Stato inizia a legiferare i primi grandi processi di esternalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici emanando un corollario di normative specifiche alle quali si dovranno conformare i Comuni. Il processo porta a uno smantellamento progressivo dei servizi pubblici che diventano la ricca fonte di profitto in mano ai privati, fino ad arrivare a svendere, se non addirittura regalare, ai privati i servizi pubblici essenziali che si trasformano in una fonte di accumulazione di profitti.

Il processo di smantellamento dura da trent’anni e dà propulsione a grandi piani industriali di sviluppo delle società che giuridicamente hanno una forma privata introiettando capitale pubblico con l’acquisto di azioni da parte delle amministrazioni locali. Le S.p.A. con prevalente capitale pubblico versato dai cittadini contribuenti stanno realizzando una enorme quantità di profitti grazie alle tariffe elevate con cui prelevano quote considerevoli di reddito agli strati dei lavoratori e dei pensionati da lavoro. Gli azionisti principali delle holding energetiche sono lo Stato, le Regioni e i Comuni, vedi per esempio la multiutility Iren (57% di capitale prevalente pubblico) e la multinazionale Eni (30% di capitale pubblico statale).

Chi è Iren? Iren è una holding che al 31/12/2021 ha 9.055 dipendenti. Nasce da IRIDE ed ENIA, di recente ha acquisito Atena, ACAM, il gruppo San Germano e la Divisione Ambiente Unieco. Renato BOERO (Presidente) Moris FERRETTI (Vice Presidente) Gianni Vittorio ARMANI (Amministratore Delegato e Direttore Generale). Il capitale sociale sottoscritto e versato è pari ad Euro 1.300.931.377 da Euro 1 nominali cadauna composto esclusivamente da azioni ordinarie. 

Azionisti Iren al 22/06/2022 % di azioni sul capitale complessivo, FSU (Comune di Genova) 18,851%, FCT (Comune di Torino) 13,803%, Metro Holding Torino 2,5%, Comune di Reggio Emilia 6,423%, Altri Comuni della provincia di Reggio Emilia 5,290%, Comune di Parma 3,163%, Comune di Piacenza 1,37%, Comune di La Spezia e altri Comuni della provincia 1,81%, Altri Comuni 4,00%, Azioni proprie 1,37%, Compagnia San Paolo 3,312%, Flottante* 45,38% (Flottante: quota di capitale che non è di proprietà dei soci che controllano la società. È la quota  di azioni possedute dagli investitori istituzionali, tra i quali la Compagnia San Paolo con il 3,168% al 3/5/2022).

Il Consiglio di Amministrazione è composto da n. 15 consiglieri di cui: 3 consiglieri designati da Finanziaria Sviluppo Utilities S.r.l. ("FSU") Comune di Genova, 3 consiglieri designati da Finanziaria Città di Torino (FCT), 3 consiglieri designati dalle "Parti Emiliane" (intendendosi per "Parti Emiliane" tutti gli Aderenti ad eccezione di FSU e FCT e delle Parti Spezzine), 1 consigliere designato dalla Parti Spezzine, 3 consiglieri designati dal Comitato del Sindacato (*) che ricopriranno la carica di Presidente, Vice Presidente ed Amministratore Delegato della Società e 2 consiglieri eletti dalle minoranze in conformità a quanto previsto dall’art. 19 dello Statuto.

(* Il Comitato del Sindacato ha funzioni di coordinamento tra le Parti ed è composto dal Sindaco pro tempore del Comune di Genova in rappresentanza di FSU, dal Sindaco pro tempore del Comune di Torino in rappresentanza di FCT, nonché dal Sindaco pro tempore del Comune di Reggio Emilia in rappresentanza di tutte le Parti Emiliane che hanno sottoscritto il Patto).(fonte Iren, anno 2021-2022).

                                                                                                                    Giusy Alì

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