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Green Pass: quando l'ideologia prevale sulla scienza

A luglio Macron  ha avuto l'idea di trasformare il Green Pass da strumento richiesto per varcare i confini nazionali in strumento per limitare le attività praticabili dai non vaccinati.
Come ogni idea un po' originale, questa trovata in Italia ha avuto un'adesione entusiastica. E, forze politiche che hanno sempre sottolineato di non essere di sinistra, hanno dipinto la scelta del "Green Pass ad uso interno" come una scelta progressista e quindi "di sinistra".
Da subito, abbiamo spiegato come ci sembrasse una scelta miope per svariati motivi.
1) Provvedimenti come quelli che hanno posto il Green Pass - più o meno rinforzato - come condizione per molte attività, non possono durare a lungo. E la destra italiana - di cui si possono dire molte cose, ma non che non abbia fiuto - ha iniziato a strepitare contro l'uso del Green Pass che sarebbe diventato permanente, indipendentemente dalla pandemia. Insomma, come fa da 30 anni, quando è stata sdoganata da Berlusconi, prepara il terreno per cantare vittoria quando il Green Pass sarà tolto.
2) La pandemia potrebbe durare ancora anni. Per andare avanti a lungo, serve il consenso delle persone.  La scommessa che le persone una volte fatta la prima dose avrebbero continuato a vaccinarsi era un scommessa azzardata. Un provvedimento divisorio, che genera frustrazione, nel medio periodo con ogni probabilità, produce un rigetto
3) Quando ci si occupa di salute e di prevenzione, gli interlocutori non sono pazienti che si affidano al medico; sono cittadini a cui lo Stato si rivolge per tutelare la salute della collettività e dei singoli. E sono persone che hanno diritto - con i soli "distinguo" connessi alla diversità dei ruoli e delle  competenze - di essere trattate alla pari.
4) Il diritto a ricevere un'informazione comprensibile, orientata agli interlocutori, verificabile, non elusiva, quando si parla di salute, di misure di prevenzione, di rischi della pandemia, è un diritto di tutte le persone. Praticarlo può essere faticoso, richiede cultura e professionalità, ma non ci si può rinunciare. Quantomeno se si fa riferimento ad una cultura progressista.
Ma non è una scelta ideologica. ; E' una "buona pratica". Per quanto i fattori che incidono sull'adesione alle vaccinazioni sono molti, dove si è privilegiata l'informazione e l'educazione alla salute, i risultati sono stati ottimi.

Qualcuno suggerisce di pensare male; avere adottato provvedimenti divisori permette di avere un Paese che litiga su Green Pass e vaccini, mentre il Governo si dedica a distribuire i fondi UE alle Banche ed alla grande industria,  oltre che tentare di privatizzare i servizi pubblici
Così, adesso ci troviamo in una situazione paradossale dove i 50enni non vaccinati non possono lavorare, mentre l'epidemia sta credibilmente prendendo la strada della regressione. E se perfino Sileri riesce ad avere ragione quando dice che si deve andare avanti con i piedi di piombo, non si può non fare qualche riflessione.
Non si può essere indulgenti con i non vaccinati, ma si deve capire che uno dei fattori determinanti è stata la paura della vaccinazione. Una paura irrazionale, frutto di cattiva informazione, ma pur sempre paura.  E su questa paura hanno prosperato oltre ad interessi politici beceri, interessi economici piccoli e grandi.
La vera discriminazione nei confronti dei non vaccinati è stata quella di avere negato loro un'adeguata informazione che permettesse la scelta di vaccinarsi serenamente. 
Lasciare a casa dal lavoro persone non vaccinate, comunque la pensiate, non ha fondamento. E si ritorcerà contro tutti noi. 
Come (avevamo) previsto, questo Governo ha costruito una situazione insostenibile,  infilandosi in un cul de sac. Non preoccupatevi! Ne uscirà, ma sarete tutti voi a pagarne il prezzo. 
Non a caso la destra chiede la testa di Speranza e dei suoi tecnici. Tecnici sicuramente responsabili, non tanto per avere proposto provvedimenti che avevano solo un lontano rapporto con la prevenzione, quanto per avere accettato di mescolare  motivazioni tecniche e motivazioni politiche senza distinguere il loro ruolo. Ma per la destra, Draghi non si tocca.  Deve terminare il lavoro assegnatogli.

Carlo Proietti

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