Salvini e gli inceneritori: l'Europa vista da Grugliasco
Le recenti dichiarazioni di Salvini sull'urgenza di costruire inceneritori a go-go in tutta la Campania per risolvere il problema dell'emergenza rifiuti forse servono per distogliere l'attenzione dal niente che ha fatto da Ministro dell'Interno per contrastare le mafie dei fuochi. Così, anche puntare il dito sperando che la gente guardi altrove può tornare utile.
Sul tema dei rifiuti occorre smentire la "fake news" secondo la quale gli altri Paesi hanno risolto il problema dei rifiuti con gli inceneritori.
In buona parte dei Paesi europei si è seguita la normativa europea che prevede un insieme organico di azioni da attuare secondo criteri di priorità (ed in modo coordinato). Riduzione dei rifiuti, riutilizzo (riferito principalmente ai contenitori), riciclo (recupero) dei materiali e, infine, raccolta differenziata. Come sapete, ci sono poi serie riflessioni sulla riparabilità dei beni e il recupero degli apparecchi.
La normativa è in vigore anche in Italia (recepita nel 1996), ma i governi di vario colore hanno glissato sistematicamente sulla questione.
Non sono un economista, ma pare proprio che una politica intelligente dei rifiuti-risorsa produca lavoro e ricchezza. Gli inceneritori, in teoria, sarebbero finalizzati al recupero energetico (ultima delle possibilità in ordine di priorità per l'UE) di tutto ciò che non è proprio stato possibile trasformare diversamente..
In Europa i paesi più avanzati fanno sempre più spesso così e le loro politiche in materia di rifiuti sono facilmente riscontrabili. Oltretutto discendono dalle stesse normative da cui dovrebbero discendere le nostre.
Per i cittadini i costi da considerare non sono solo quelli relativi alla fase finale dello smaltimento dei rifiuti. Chi sussiegosamente ci spiega che in Europa ci sono inceneritori nel centro delle città, dice una cosa certa, ma non si accorge che attorno c'è una articolata politica dei rifiuti.
In Italia la politica si è legata le mani per garantire i flussi di rifiuti agli inceneritori, così che la differenza tra termovalorizzatori e inceneritori è più sulla carta che in realtà. Chi è contrario li chiama inceneritori perché, purtroppo, nella pratica termovalorizzatore è solo un imbellettamento del termine, ciò che fanno gli impianti è bruciare la spazzatura, producendo ceneri.
Se si dedica anche poco tempo a questo argomento, si giunge alla conclusione che - purtroppo- anche per i rifiuti in Italia prevalgono gli interessi di lobbies rispetto a quelli degli Italiani.
Per intendersi, non sono avviate politiche per la riduzione dei rifiuti e per il riutilizzo per non sottrarre combustibile agli inceneritori. E per non sottrarre mercato ai produttori di rifiuti, a volte in nome dell'occupazione. In un sistema complesso e articolato lo sanno ormai tutti gli addetti che a una limitazione dei rifiuti prodotti e da incenerire, corrisponderebbe un aumento di lavoro appunto nel settore del recupero. Così ne guadagnerebbe la collettività, l'economia e l'ambiente, ma non sembrano essere queste le priorità che muovono la politica di oggi.
Carlo Proietti
Sul tema dei rifiuti occorre smentire la "fake news" secondo la quale gli altri Paesi hanno risolto il problema dei rifiuti con gli inceneritori.
In buona parte dei Paesi europei si è seguita la normativa europea che prevede un insieme organico di azioni da attuare secondo criteri di priorità (ed in modo coordinato). Riduzione dei rifiuti, riutilizzo (riferito principalmente ai contenitori), riciclo (recupero) dei materiali e, infine, raccolta differenziata. Come sapete, ci sono poi serie riflessioni sulla riparabilità dei beni e il recupero degli apparecchi.
La normativa è in vigore anche in Italia (recepita nel 1996), ma i governi di vario colore hanno glissato sistematicamente sulla questione.
Non sono un economista, ma pare proprio che una politica intelligente dei rifiuti-risorsa produca lavoro e ricchezza. Gli inceneritori, in teoria, sarebbero finalizzati al recupero energetico (ultima delle possibilità in ordine di priorità per l'UE) di tutto ciò che non è proprio stato possibile trasformare diversamente..
In Europa i paesi più avanzati fanno sempre più spesso così e le loro politiche in materia di rifiuti sono facilmente riscontrabili. Oltretutto discendono dalle stesse normative da cui dovrebbero discendere le nostre.
Per i cittadini i costi da considerare non sono solo quelli relativi alla fase finale dello smaltimento dei rifiuti. Chi sussiegosamente ci spiega che in Europa ci sono inceneritori nel centro delle città, dice una cosa certa, ma non si accorge che attorno c'è una articolata politica dei rifiuti.
In Italia la politica si è legata le mani per garantire i flussi di rifiuti agli inceneritori, così che la differenza tra termovalorizzatori e inceneritori è più sulla carta che in realtà. Chi è contrario li chiama inceneritori perché, purtroppo, nella pratica termovalorizzatore è solo un imbellettamento del termine, ciò che fanno gli impianti è bruciare la spazzatura, producendo ceneri.
Se si dedica anche poco tempo a questo argomento, si giunge alla conclusione che - purtroppo- anche per i rifiuti in Italia prevalgono gli interessi di lobbies rispetto a quelli degli Italiani.
Per intendersi, non sono avviate politiche per la riduzione dei rifiuti e per il riutilizzo per non sottrarre combustibile agli inceneritori. E per non sottrarre mercato ai produttori di rifiuti, a volte in nome dell'occupazione. In un sistema complesso e articolato lo sanno ormai tutti gli addetti che a una limitazione dei rifiuti prodotti e da incenerire, corrisponderebbe un aumento di lavoro appunto nel settore del recupero. Così ne guadagnerebbe la collettività, l'economia e l'ambiente, ma non sembrano essere queste le priorità che muovono la politica di oggi.
Carlo Proietti
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