NINBY 2.0 : agire localmente, pensare globalmente
Negli
ultimi vent'anni in Italia si è diffusa la moda di accusare i
movimenti che si occupano di problemi ambientali di essere affetti da
"Sindrome NINBY".
Le sindromi sono malattie, e devono essere
curate. Alcuni usavano l'olio di ricino, altri i manicomi, altri
ancora propongono i manganelli. Ma anche chi non pretende di curare
la malattia, condanna i malati e li vuole isolare per evitare il
contagio.
Ma
cos'è NINBY?
"Not in my backyard!" , "Non nel mio
giardino!".
La
Sindrome NINBY secondo i giornali ("i media") è quella
grave malattia che affligge i cittadini portandoli ad occuparsi di un
problema , solo perché li riguarda di persona.
E
dato che la stupidità e l'ignoranza sono malattie altamente
contagiose, in Italia nascono, per "psicologia inversa" (La
cosiddetta Sindrome di Paperino), i PINBY "Please, in my
backyard!", "Prego, fatelo nel mio giardino!".
Ma
sembra che oggi sia diventato necessario iniziare a pensare. Anche
in politica.
Basta
fermarsi un momento riflettere sull'ambiente e sulle aggressioni
portate da progetti che nascono sotto la spinta di lobbies e non per
risolvere problemi della popolazione, e diventa chiaro che NINBY non
è una Sindrome, ma è un sintomo.
E
c'è una bella differenza!
Ma
NINBY è un sintomo, una manifestazione della malattia; la crescente
frequenza con cui si manifesta il NINBY, è l'espressione della
gravità della malattia. La malattia è il degrado ambientale, il
crescente inquinamento, la perdita di spazi in cui poter vivere
liberamente, ....
Ma
come vediamo, chi si oppone ad opere giudicate sconsiderate e
pericolose, è accusato di essere affetto da sindrome NINBY. In
realtà i movimenti ambientalisti si comportano come le difese
immunitarie di un organismo vivente: reagiscono ad un agente esterno
che minaccia l'organismo. Ed è evidente che ogni microbo
desidererebbe che le difese immunitarie si occupassero d'altro. ma
fino a che l'organismo è sano, le difese reagiscono.
Quindi
essere NINBY è bello, è importante. Ma si deve avere coscienza di
essere parte di un fenomeno più grande.
Se
tutti avessero un po' di memoria in più, ci si ricorderebbe che uno
degli slogan degli ecologisti americani degli anni '60 era "Agire
localmente, pensare globalmente".
Ma
oggi sappiamo anche che le Grandi Opere (in realtà sono solo opere
grosse, care. Di "grandi opere" - reti di trasporto
pubblico, produzione leggera di energia, rispormio eenergetico - non
c'è traccia) portano soldi per le opere e le compensazioni. E se
paragoniamo i costi italiano con quelli europei, vediamo che le
grandi opere portano più malaffari che affari.
NINBY
quindi oggi è anche un presidio della legalità.
Carlo Proietti
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