Il Sole che piange ed i giovani ambientalisti
Il Sole che piange ed i giovani ambientalisti
Gli allarmi per il mutamento climatico sono cosa antica; erano già datati nel 1990, ma i media riescono a trasformare cose “antiche” in una novità di questi ultimi anni.Probabilmente non è solo la leggerezza del giornalismo (OK, generalizzo
ingiustamente, perché ci sono giornalisti che da decenni sono impegnati sui
temi ambientali), ma è un approccio voluto, finalizzato a nascondere decenni
di inerzia.
La prima
proposta di intervento contro il mutamento climatico da accumulo di CO2 in
atmosfera sembra essere quella fatta nel 1965 a Lyndon
Johnson, 36° presidente USA. Ovviamente
non si proponeva di ridurre i combustibili fossili; gli scienziati preoccupati
dal riscaldamento del pianeta (misurato), proponevano di versare negli oceani
sostanze riflettenti per ridurre gli effetti della radiazione solare. Per
fortuna non se ne fece nulla, ma l’allarme per il mutamento climatico basato su
misure scientifiche già esisteva.
Sono passati
60 anni prima “facendo finta di niente” e poi passando da una COP all’altra tanto per
intrattenere la popolazione - oggi il pubblico - con impegni dilazionati nel
tempo.
Nell’ultimo
decennio sono nati e cresciuti numerosi movimenti fondamentalmente costituiti
da giovani e giovanissimi che agiscono contro l’inerzia dei Governi. Come negli
anni ’60 ci sono quelli che irridono e ci sono i moralisti che criticano i
metodi utilizzati.
Confesso che
anch’io ho avuto (e talvolta ho) perplessità su alcune manifestazioni; più che
altro perché permettono ai media di stravolgere i fatti con narrazioni preconfezionate ed
ostacolano la corretta informazione. Devo dire però che i ragionamenti presentati
da rappresentanti di questi movimenti sono tutt’altro che ingenui. Sanno di non
riuscire a comunicare con ampi strati di persone e quindi mettono in atto azioni
clamorose per raggiungere l’attenzione. Ben sapendo che il filtro mediatico
deforma. Ma la goccia alla lunga scava
la pietra…. E poi, loro, pagano prezzi personali molto alti. Quindi non si può
che apprezzarli, come si apprezzava chi faceva cose analoghe mezzo secolo fa.
Ci sono
però cose che mi preoccupano.
Recentemente
un giovane attivista - molto capace e preparato - in un programma radiofonico
concludeva spiegando che (parole non testuali):
“Occorre che i
movimenti ecologisti del passato cambino. L’approccio della generazione dei
nostri genitori è insufficiente. Non di si può più limitare alla tutela degli
animali e alla realizzazione di parchi per proteggere gli animali”.
“Intendiamoci, anche noi siamo favorevoli alla tutela degli animali, ma non ci
si può più limitare a questo!”
Sono rimasto
pietrificato. Ma come, veramente un ragazzo molto preparato non sa cosa è stato
l’ecologismo? Realmente crede che l’ambientalismo sia stato quello della
Brambilla?
Evidentemente
sì, perché la tv e i social passano questo. E i movimenti ambientalisti (o ciò
che ne rimane) sembrano non riuscire a comunicare con le nuove realtà
Ignorare cosa sia stato l’ambientalismo negli anni ’60, ’70 ed ’80 in Europa, in Nord America ed anche in Italia indebolisce i nuovi movimenti. Anche solo perché si perde la conoscenza di quanto di buono questa cultura ha prodotto. E di quali errori ha fatto.
- Come si fa a non ricordare il “Pensare globalmente ed agire localmente”?
- Come si fa ad ignorare l’ “Atomkraft? Nein Danke!” E tutto quello che si è portato dietro?
- Come si fa a non ricordare gli ambientalisti tedeschi che per risparmiare acqua negli anni ’70 mettevano (ed invitavano a mettere) un mattone nello sciacquone del wc per risparmiare ogni volta 2 litri d’acqua? Pensate un po’! C’era chi si preoccupava ed agiva contro gli effetti della crisi climatica già mezzo secolo fa.
- Come si fa ad ignorare gli sforzi che miravano ad unire le lotte per la salute in fabbrica con le lotte per la salute nell’ambiente?
- Come si fa ad ignorare la spinta dal basso data da movimenti ambientalisti per la riduzione delle emissioni inquinanti? Per imporre i depuratori delle acque? Per eliminare dal commercio le sostanze nocive?
- E la vittoria del NO al nucleare; potete crede che sia stata frutto di irragionevole paura degli italiani, (come vi raccontano oggi) oppure potete andare a vedere come il NO al nucleare ha vinto per la solidità scientifica delle motivazioni contro il nucleare.
- Ma poi, vogliamo credere che l’identificazione dei 3mila morti da amianto a Casale Monferrato esca dal cilindro di un mago? E’ vero, c’è stato anche “il mago”, ma ha potuto lavorare perché c’erano movimenti sociali e ambientalisti.
L’ambientalismo,
nel passato remoto, era un fenomeno di elité ed ha fatto cose importanti. Molto
più importanti degli spot della Brambilla. Per la tutela del territorio, per i
Parchi Nazionali, per la tutela del paesaggio, …..
Ma negli anni
’60 e ’70 l’ambientalismo si è fuso con le “istanze” sociali ed ha contribuito
a cambiare il mondo ... Anche se poi ha
perso.
Ha perso
perché a fronte dell’ineluttabilità del cambiamento le forze economiche (il
“potere economico”) hanno fatto proprie le parole d’ordine dei movimenti
ambientalisti trasformando le “risposte ecologiste”, in risposte utili ai
propri interessi.
E così nel piccolo sono state inventate le valutazioni di impatto ambientale, che nella pratica servono a trovare il modo di dire che i progetti sono compatibili con l’ambiente. E servono a mettere a tacere chi localmente - ed a ragione - si oppone a progetti pericolosi (o devastanti, se preferite). Perché ogni volta si considera il singolo progetto in sé, ma nella realtà non si attua un progetto. Se ne attuano centinaia…
Se le cose sono tenute separate, non si capiscono.
Unire, mettere le cose in relazione, è un (il) metodo ecologista; di sinistra.
E in grande
sono state inventate le COP che servono a tirare a campare, andando avanti come
prima e manifestando buone intenzioni. E le “soluzioni” servono più a tutelare
il PIL che l’ambiente e non si pongono ma l’interrogativo come tali soluzioni possano
essere praticate da tutta la popolazione, anche quella più povera.
Oggi molti dicono
“Ma come fanno a non capire che se si va avanti così è un disastro per
l’Umanità!”. A dirlo di solito non sono i giovani. E in ogni caso bisognerebbe
specificare “Chi è che non capisce?” e poi “Ma siamo proprio sicuri che non
capiscono? Non è che semplicemente fanno i furbi per portare avanti i propri
interessi?”
E “tornando ai
giovani” a chi non è capitato di sentirsi dire: “La vostra generazione ha
devastato il Mondo! Avevate anche un clima bello. Perfino la neve! Ed a noi non
avete lasciato che rovine!”?
Ma se interpretiamo il disastro ambientale come un fenomeno generazionale, difficilmente riusciamo a capire cosa è successo e soprattutto come è successo.
Oggi non sta
succedendo nulla di nuovo. Siamo semplicemente in una fase più avanzata del
processo di sfruttamento delle risorse e gli effetti sono diventati più facilmente
visibili.
E non è che la
generazione precedente ha allegramente distrutto il Pianeta. C’è chi ha
lavorato per farlo, sfruttando le “risorse” in modo selvaggio e c’è chi si è
opposto. Ed ha perso. Se non capiamo questo, non capiamo cosa e come dobbiamo
fare oggi.
E chi ci
racconta che il disastro ambientale è una questione generazionale, mira solo a
farci imboccare la strada sbagliata per poter fare i propri interessi a spese
di tutti ancora per un po’.
Serve una politica più forte. Non una politica che , un po' in malafede, un po' per pigrizia, delega al privato le soluzioni. Il privato ha legittimamente a cuore i propri profitti. E quindi mira a realizzare opere grosse, modulari, che consentano di massimizzare gli utili. L'interesse collettivo si realizza insieme, con la politica, non si affida a un singolo.
Carlo
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