Orti urbani: puzza di marcio
Che qualcosa
non andasse proprio per il verso giusto agli Orti Urbani del Comune lo
sosteniamo da tempo, dati alla mano (leggi 1 e 2). Le manovre in corso però superano ogni decenza, tanto che
qualcuno fra gli ortolani comincia a ribellarsi e a rompere il muro di omertà
che sembra circondare l’intera istituzione.
Si cominciò oramai quasi due anni fa con la delibera che avviava la costituzione di
un’associazione, composta dagli assegnatari. La costituenda associazione avrebbe dovuto prendere in
mano la gestione dell’intero complesso e di tutte le problematiche collegate (leggi regolamento).
Prima anomalia: assegnatari di un servizio pubblico comunale) costretti ad
iscriversi a un’associazione “privata”. Borbottii e mal di pancia, ma la giunta
taglia la testa al toro: iscrizione obbligatoria e gratuita, si paga solo il
canone di locazione. Anzi, se qualcuno rifiuta l’iscrizione, dovrà pagare il
canone maggiorato del 50%, lo prevede addirittura il regolamento comunale
Neanche in URSS! Come al solito, tutti si adeguano, anche quelli che prima
facevano i critici!
Nasce così
la fantomatica associazione, indice le elezioni per la composizione del
direttivo (15 membri), si presenta a votare meno della metà degli ortolani:
protesta? disinteresse? Forse sì, forse no. Il fatto è che non sono stati
avvisati, l’unica traccia allora rinvenuta è un cartello affisso in bacheca e
il presumibile passa parola dei capibastone delle mafiette interne al mondo
degli orti urbani.
Dopo le elezioni e insediato il nuovo direttivo, agli
ortolani è stato consegnato un talloncino/tessera gratuito di iscrizione
coatta, ma niente copia dello statuto, tanto non serve, no?
Il direttivo,
inoltre, elegge un presidente e dei vice, una specie di segreteria fatta da 5
persone. Neanche il tempo di prendere possesso che 4 di loro due mesi fa si
sono dimesse, non si sa perché. Si sa però che tre di loro saranno rielette da lì a breve dallo stesso direttivo, facendo fuori l’unico sopravvissuto,
fra l’altro uno di quelli che avevano ottenuto più voti alle elezioni
farlocche.
Piccole beghe di associazione, potranno dire i più. Non è così: dopo
che avevano dato le dimissioni, entra in gioco il sindaco (quello che non paga
la spazzatura e ha a cuore la legalità, ma solo quella degli altri). Convoca i 4 dimissionari,
gli assessori Turco e Borio, più Verduci, eletto dal consiglieri comunali di
maggioranza a rappresentarli nel Comitato Orti Urbani.
Il
consigliere Cerruti, esponente della minoranza nella commissione Orti Urbani, neanche è stato avvisato, né delle manovre
in corso né dell’adunanza sindacale. Confabulano e fanno piani per normalizzare la situazione che, infatti, si chiude (per adesso) con la rielezione di tre dei quattro dimissionari. Al termine delle operazioni di presa del
potere alla maniera nostrana, tutto di nuovo sotto controllo. Adesso hanno
messo le mani sugli orti, facendo fuori i non allineati, forse in previsione
delle prossime elezioni amministrative. Sono un bel serbatoio, fra promesse e
minacce.
Insomma, la
situazione sta marcendo, forse è già marcita. Un vero peccato perché nel 1997 -
quando vennero istituiti e costruiti sulle macerie di quelli finiti male
nell’ex OP - erano un modello di realizzazione, trasparenza e gestione per
tante esperienze simili che stavano nascendo in Italia. Venivano da tutte le
parti a chiedere progetti, delibere e a vedere.
Queste e
altre cose le chiederemo nei prossimi giorni a sindaco e giunta, purtroppo convinti che risponderanno
in modo evasivo come fanno sempre, prendendosi gioco degli strumenti della
democrazia e della partecipazione. Ma non lasceremo perdere. A presto.
(m.t.)