L'urbanistica grugliaschese ai tempi del PD
La foto che vedete qui sotto si riferisce a un immobile la cui costruzione è ferma da anni, tanto che nessuno ci fa più caso. La società proprietaria è fallita. Per adesso è in un monumento all'urbanistica che distrugge e il comune non fa nulla. Ma di cosa si tratta e cosa ci fa lì?
L'area su cui sorge ha come destinazione l'agricoltura, parola di Piano Regolatore. Cosa ci fa una casa in un campo? Ecco come hanno fatto e perché si trova in quello stato.
Mettiamo che tre persone vicine all'amministrazione si mettano d'accordo per costruire un grande supermercato - naturalmente bio!-, desiderando anche farci un bell'affare attraverso la valorizzazione di terreni che, altrimenti, non sono edificabili e quindi valgono poco. Li chiameremo Tizio, Caio e Sempronio.
Tizio è l'artefice dell'operazione: un faccendiere già noto in città e anche ai Tribunali che si occupano di abusi edilizi e di fallimenti improvvidi, ma non è un agricoltore (leggi)
Caio è il responsabile di una nota cooperativa casearia che poi sarà liquidata e acquistata da altri; possiede uno spazio commerciale in corso Allamano (il famoso "spaccio aziendale") e vorrebbe cederlo insieme alla sua destinazione parzialmente commerciale per fare un po' di cassa. Ma non è un agricoltore.
Sempronio è un agricoltore, convinto a entrare nell'operazione perché, senza di lui, l'area non può essere toccata. Le norme edilizie prevedono che un contadino possa realizzare nella sua area agricola l'abitazione, le stalle e quanto serve alla produzione, incluso uno spazio commerciale per vendere i prodotti della terra e dell'allevamento. Lui ha la chiave dell'operazione, senza di lui non si fa niente,
Così Tizio organizza il tutto, Caio potrà vendere lo spaccio per aprire a poca distanza un nuovo punto vendita senza quasi pagare il terreno e Sempronio fa la parte della foglia di fico dell'operazione. Solo che se ne accorge e si ritira, ma nessun problema: Tizio e Caio troveranno subito un nuovo Sempronio dotato delle necessarie patenti di agricoltore. Nasce così la Società Cooperativa Agricola Terre di Piemonte, sede in c.so Allamano 29: sentite il profumo dei vecchi buoni prodotti, così geuini che li pagheresti qualunque somma?
E' il 4 maggio 2011 quando il Comune (sindaco Mazzù) rilascia alla Società il Permesso di Costruire n. 59. i lavori cominciano alla fine di agosto dello stesso anno e poi... si bloccano! La concessione edilizia vale tre anni dalla data di inizio dei lavori, perciò il 14 febbraio 2014, l'amministratore della Società, signor. G.G., chiede una proroga di due anni, prontamente accordato dall'Amministrazione comunale.
Passano quattro mesi e la Società viene messa in liquidazione coatta: è il 29 luglio 2014 quando la centrale cooperativa a cui è iscritta la società formula istanza al Ministero dell'Economia. Il 24 dicembre dello stesso anno il ministro firma il decreto e nomina il liquidatore. Fine della storia, resta l'immobile: perché il comune non lo acquisisce per destinarlo a usi sociali, magari per dare finalmente ai giovani uno spazio per fare attività? Non si sa.
Tutte le volte che passate di lì, ricordatevi che il rudere è un monumento alla gestione clientelare, quella dove vincono sempre i furbacchioni. Lo stesso se prenderete una multa per la veranda o perché non avete denunciato il rifacimento dei pavimenti di casa vostra.
Sapere come è probabile che finisca la storia? Fra qualche mese, visto che nulla si muove, il liquidatore della società, magari ben introdotto dall'ex amministratore, andrà dal Sindaco a chiedere una variante al Piano Regolatore, magari per trasformare l'immobile pseudo-agricolo in qualcosa di più redditizio. Tirerà in ballo l'occupazione, i posti di lavoro e verseranno lacrimucce di coccodrillo prima di completare l'affare. Scommettiamo?
Mariano Turigliatto
L'area su cui sorge ha come destinazione l'agricoltura, parola di Piano Regolatore. Cosa ci fa una casa in un campo? Ecco come hanno fatto e perché si trova in quello stato.
Mettiamo che tre persone vicine all'amministrazione si mettano d'accordo per costruire un grande supermercato - naturalmente bio!-, desiderando anche farci un bell'affare attraverso la valorizzazione di terreni che, altrimenti, non sono edificabili e quindi valgono poco. Li chiameremo Tizio, Caio e Sempronio.
Tizio è l'artefice dell'operazione: un faccendiere già noto in città e anche ai Tribunali che si occupano di abusi edilizi e di fallimenti improvvidi, ma non è un agricoltore (leggi)
Caio è il responsabile di una nota cooperativa casearia che poi sarà liquidata e acquistata da altri; possiede uno spazio commerciale in corso Allamano (il famoso "spaccio aziendale") e vorrebbe cederlo insieme alla sua destinazione parzialmente commerciale per fare un po' di cassa. Ma non è un agricoltore.
Sempronio è un agricoltore, convinto a entrare nell'operazione perché, senza di lui, l'area non può essere toccata. Le norme edilizie prevedono che un contadino possa realizzare nella sua area agricola l'abitazione, le stalle e quanto serve alla produzione, incluso uno spazio commerciale per vendere i prodotti della terra e dell'allevamento. Lui ha la chiave dell'operazione, senza di lui non si fa niente,
Così Tizio organizza il tutto, Caio potrà vendere lo spaccio per aprire a poca distanza un nuovo punto vendita senza quasi pagare il terreno e Sempronio fa la parte della foglia di fico dell'operazione. Solo che se ne accorge e si ritira, ma nessun problema: Tizio e Caio troveranno subito un nuovo Sempronio dotato delle necessarie patenti di agricoltore. Nasce così la Società Cooperativa Agricola Terre di Piemonte, sede in c.so Allamano 29: sentite il profumo dei vecchi buoni prodotti, così geuini che li pagheresti qualunque somma?
E' il 4 maggio 2011 quando il Comune (sindaco Mazzù) rilascia alla Società il Permesso di Costruire n. 59. i lavori cominciano alla fine di agosto dello stesso anno e poi... si bloccano! La concessione edilizia vale tre anni dalla data di inizio dei lavori, perciò il 14 febbraio 2014, l'amministratore della Società, signor. G.G., chiede una proroga di due anni, prontamente accordato dall'Amministrazione comunale.
Passano quattro mesi e la Società viene messa in liquidazione coatta: è il 29 luglio 2014 quando la centrale cooperativa a cui è iscritta la società formula istanza al Ministero dell'Economia. Il 24 dicembre dello stesso anno il ministro firma il decreto e nomina il liquidatore. Fine della storia, resta l'immobile: perché il comune non lo acquisisce per destinarlo a usi sociali, magari per dare finalmente ai giovani uno spazio per fare attività? Non si sa.
Tutte le volte che passate di lì, ricordatevi che il rudere è un monumento alla gestione clientelare, quella dove vincono sempre i furbacchioni. Lo stesso se prenderete una multa per la veranda o perché non avete denunciato il rifacimento dei pavimenti di casa vostra.
Sapere come è probabile che finisca la storia? Fra qualche mese, visto che nulla si muove, il liquidatore della società, magari ben introdotto dall'ex amministratore, andrà dal Sindaco a chiedere una variante al Piano Regolatore, magari per trasformare l'immobile pseudo-agricolo in qualcosa di più redditizio. Tirerà in ballo l'occupazione, i posti di lavoro e verseranno lacrimucce di coccodrillo prima di completare l'affare. Scommettiamo?
Mariano Turigliatto