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Orti urbani: promesse e clientele

Mercoledì 17 dicembre, assemblea degli ortolani, indetta dal Comitato di Gestione. Finalmente, dopo quasi un anno che lo chiedevamo, il presidente si è degnato di convocarla. Presenti molti assegnatari (circa un centinaio su trecento), l'assessore e i tecnici del comune, dopo un po' arriva anche il sindaco.
Si comincia con le proteste perché per l'irrigazione dei campi si vuole sostituire l'acqua potabile con quella della bealera. Sindaco e assessori cantano la stessa canzone: "L’acqua potabile rappresenta un costo ambientale, Non vogliamo buttare i soldi dei contribuenti. L'acqua della bealera non fa morire". Alle obiezioni degli ortolani sull'igienicità e sul grado di inquinamento dell'acqua della bealera nessuno risponde.
In compenso approfittano dell'occasione per presentare come una grande novità, l'istituzione di una nuova associazione a cui dovranno aderire obbligatoriamente tutti gli ortolani. Chi non vuole aderire alla associazione pagherà di più per ottenere il diritto di coltivarne uno. Altre contestazioni e domande di chiarimento, nessuna risposta e tante minacce da parte del sindaco.
Preso dalla foga oratoria, arriva a sostenere che ci sono 7-8000 persone che vogliono subentrare negli orti urbani. Gli chiediamo dove l'ha sentita e rettifica per non essere ulteriormente sbugiardato. 

Il clima si surriscalda, il sindaco arriva a parlare di minacce e ricatti da parte degli ortolani (lui se ne intende!) che gli dicono che non lo avrebbero più votato. Si è rivelato davvero inadeguato, così come l'assessore Turco che sembrava un pesce fuor d'acqua.
Ma cosa chiedevano gli ortolani? Ecco qua: 
Principali punti portati dagli ortolani (che sono stati più costruttivi): 
1) no all'irrigazione con l'acqua della bealera. Diverso sarebbe utilizzare l'acqua del pozzo un pozzo o realizzare un sistema di filtri che rendano l’acqua della bealera sicura.
2) i nuovi orti che il Comune sta costruendo sono troppo piccoli (40 mq), anche perché una parte della superficie verrebbe occupata dalle cisterne dell’acqua irrigua (realizzare meno orti, circa 115 al posto dei 140 previsti).
3) il sistema di recinzione in legno e con pali di legno anziché con pali di ferro rete e cemento rischiano di deteriorarsi prima e non essere abbastanza robusti (i tecnici hanno risposto loro che sono stati scelti in quanto meno costosi, 10-14 euro  contro i 25).
In conclusione dell'assemblea il sindaco si è impegnato a riflettere e a fare le opportune valutazioni economiche. Vedremo nei prossimi giorni se anche queste saranno "promesse di Montà".
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Un bel pasticcio per l'amministrazione comunale, incalzata da ortolani incavolati (anche per via delle promesse che debbono aver sparso su di loro a piene mani il sindaco e i suoi cortigiani, naturalmente tutte disattese...) che minacciano di abbandonare gli orti e di non votarli più. Il sindaco vaneggia nel suo rosario di minacce, sparando numeri e cifre a caso per farsi sbugiardare in diretta; all'ombra dell'inceneritore e del ripetitore, gli orti rischiano davvero di diventare il contrario di quello che erano all'atto della loro realizzazione. Se poi ci aggiungiamo che la gestione viene passata alla società "Le Serre" i nuvoloni all'orizzonte annunciano davvero tempesta e grandine. 
Poveri ortolani: così un'altra volta imparano anche loro...

Claudio Cerruti