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IL FILO CONDUTTORE



Ho voglia di scrivere di Grugliasco; ci sono nata - nata in casa - in via Cravero vicino a quella che
era la fabbrica dei tappeti. Era il 1950. La bealera scorreva a cielo aperto, la strada che porta al
cimitero era un susseguirsi di prati, grano e papaveri e fiordalisi; pascolavano le mucche.
Il chioschetto di Toio, il gelatiere sul viale Gramsci, era la grande attrattiva dell’estate; intorno
ancora prati e alcune vecchie case .
Alla sportiva (ora Nello Farina) si andava il giovedì sera a vedere “ Lascia o raddoppia”e il sabato
nella bella stagione a ballare all’aperto, grandi e piccoli insieme: c’erano le zanzare ma anche le
lucciole …
A Grugliasco sono cresciuta, ho giocato per le strade, nei cortili, all’oratorio.
Ho studiato, ho lavorato 37 anni come maestra e, negli anni settanta, con Mariano Turigliatto,
Angela e tanti altri siamo stati tra i primi a lottare per la scuola a tempo pieno. Bei tempi nei quali
vedevi dei progetti realizzarsi e le persone crederci profondamente.
A Grugliasco è cresciuta mia figlia e sta crescendo mia nipote.
Tutto è cambiato e non tutto in meglio; ci sta - come si dice oggi - è il prezzo del “progresso” mica
ci si può fermare…
Ma un limite si deve mettere: un limite di buon senso che è senso del bene comune, del rispetto
verso l’ambiente e quindi verso noi stessi; un limite all’arroganza del potere che ha reciso quel filo
conduttore tra le persone e le istituzioni.
Dopo vari periodi di impegno, avevo perso anch'io quel filo ma credo di ritrovarlo oggi in
Grugliasco democratica, tra gente che vuole tornare a partecipare, a dire basta al consumo di
territorio, a dire di no agli abusi in nome del progresso e tanto altro ancora.
Insieme se ne parla e sarebbe bello farlo in numero sempre maggiore; sarebbe bello che tanti si
unissero e che ognuno ritrovasse un proprio “filo conduttore”.

Danila Nicolis

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